giovedì 1 settembre 2022

Lettera a San Cristoforo di Alex Langer

Grazie Anna Maria, mi hai ricordato e soprattutto mostrato, che oggi, Giornata del Creato, la lettera a San Cristoforo di Alex Langer è ancora più attuale e importante e si, da diffondere e far conoscere. Amici, conoscenti e lettori del blog, vi invito a divulgarla. Grazie. 

In alto i cuori. 

Gilberto 


Caro San Cristoforo 

non so se tu ti ricorderai di me come io di te. Ero un ragazzo che ti vedeva dipinto all'esterno di tante piccole chiesette di montagna. Affreschi spesso sbiaditi, ma ben riconoscibili. Tu - omone grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio - trasportavi il bambino sulle tue spalle da una parte all'altra del fiume, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia. Mi feci raccontare tante volte la storia da mia madre, che non era poi chissà quale esperta di santi né devota, ma sapeva affascinarci con i suoi racconti. Così non ho mai saputo il tuo vero nome né la tua collocazione ufficiale tra i santi della chiesa (temo che tu sia stato vittima di una recente epurazione che ti ha degradato a santo minore o di dubbia esistenza). Ma la tua storia me la ricordo bene, almeno nel nocciolo. Tu eri uno che sentiva dentro di sé tanta forza e tanta voglia di fare, che dopo aver militato - rispettato e onorato per la tua forza e per il successo delle tue armi - sotto le insegne dei più illustri e importanti signori del tuo tempo, ti sentivi sprecato. Avevi deciso di voler servire solo un padrone che davvero valesse la pena seguire, una Grande Causa che davvero valesse più delle altre. Forse eri stanco di falsa gloria e ne desideravi di quella vera. Non ricordo più come ti venne suggerito di stabilirti sulla riva di un pericoloso fiume per traghettare - grazie alla tua forza fisica eccezionale - i viandanti che da soli non ce la facessero, né come tu abbia accettato un così umile servizio che non doveva apparire proprio quella "Grande Causa" della quale - capivo - eri assetato. Ma so bene che era in quella tua funzione, vissuta con modestia, che ti capitò di essere richiesto di un servizio a prima vista assai "al di sotto" delle tue forze: prendere sulle spalle un bambino per portarlo dall'altra parte, un compito per il quale non occorreva certo essere un gigante come te e avere quelle gambone muscolose con cui ti hanno dipinto. Solo dopo aver iniziato la traversata ti accorgesti che avevi accettato il compito più gravoso della tua vita e che dovevi mettercela tutta, con un estremo sforzo, per riuscire ad arrivare di là. Dopo di che comprendesti con chi avevi avuto a che fare e che avevi trovato il Signore che valeva la pena servire, tanto che ti rimase per sempre quel nome.

Perché mi rivolgo a te, alle soglie dell'anno 2000? Perché penso che oggi in molti siamo in una situazione simile alla tua e che la traversata che ci sta davanti richieda forze impari, non diversamente da come a te doveva sembrare il tuo compito in quella notte, tanto da dubitare di farcela. E che la tua avventura possa essere una parabola di quella che sta dinanzi a noi.

Ormai pare che tutte le grandi cause riconosciute come tali, molte delle quali senz'altro importanti e illustri, siano state servite, anche con dedizione, e abbiano abbondantemente deluso. Quanti abbagli, quanti inganni e auto-inganni, quanti fallimenti, quante conseguenze non volute (e non più reversibili) di scelte e invenzioni ritenute generose e provvide.

I veleni della chimica, gettati sulla terra e nelle acque per "migliorare" la natura, ormai ci tornano indietro: i depositi finali sono i nostri corpi. Ogni bene e ogni attività è trasformata in merce, e ha dunque un suo prezzo: si può comperare, vendere, affittare. Persino il sangue (dei vivi), gli organi (dei morti e dei vivi) e l'utero (per una gravidanza in "leasing"). Tutto è diventato fattibile: dal viaggio interplanetario alla perfezione omicida di Auschwitz, dalla neve artificiale alla costruzione e manipolazione arbitraria di vita in laboratorio.

Il motto dei moderni giochi olimpici è diventato legge suprema e universale di una civiltà in espansione illimitata: citius, altius, fortius, più veloci, più alti, più forti, si deve produrre, consumare, spostarsi, istruirsi... competere, insomma. La corsa al "più" trionfa senza pudore, il modello della gara è diventato la matrice riconosciuta ed enfatizzata di uno stile di vita che sembra irreversibile e incontenibile. Superare i limiti, allargare i confini, spingere in avanti la crescita ha caratterizzato in misura massiccia il tempo del progresso dominato da una legge dell'utilità definita "economia" e da una legge della scienza definita "tecnologia" - poco importa che tante volte di necro-economia e di necro-tecnologia si sia trattato.

Che cosa resterebbe da fare a un tuo emulo oggi, caro San Cristoforo? Qual è la Grande Causa per la quale impegnare oggi le migliori forze, anche a costo di perdere gloria e prestigio agli occhi della gente e di acquattarsi in una capanna alla riva di un fiume? Qual è il fiume difficile da attraversare, quale sarà il bambino apparentemente leggero, ma in realtà pesante e decisivo da traghettare?

Il cuore della traversata che ci sta davanti è probabilmente il passaggio da una civiltà del "di più" a una del "può bastare" o del "forse è già troppo". Dopo secoli di progresso, in cui l'andare avanti e la crescita erano la quintessenza stessa del senso della storia e delle speranze terrene, può sembrare effettivamente impari pensare di "regredire", cioè di invertire o almeno fermare la corsa del citius, altius, fortius. La quale è diventata autodistruttiva, come ormai molti intuiscono e devono ammettere (e sono lì a documentarlo l'effetto-serra, l'inquinamento, la deforestazione, l'invasione di composti chimici non più domabili... e un ulteriore lunghissimo elenco di ferite della biosfera e dell'umanità).

Bisogna dunque riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza). Un vero "regresso", rispetto al "più veloce, più alto, più forte". Difficile da accettare, difficile da fare, difficile persino a dirsi.

Tant'è che si continuano a recitare formule che tentano una contorta quadratura del cerchio parlando di "sviluppo sostenibile" o di "crescita qualitativa, ma non quantitativa", salvo poi rifugiarsi nella vaghezza quando si tratta di attraversare in concreto il fiume dell'inversione di tendenza.

E invece sarà proprio ciò che ci è richiesto, sia per ragioni di salute del pianeta, sia per ragioni di giustizia: non possiamo moltiplicare per 5-6 miliardi l'impatto ambientale medio dell'uomo bianco e industrializzato, se non vogliamo il collasso della biosfera, ma non possiamo neanche pensare che 1/5 dell'umanità possa continuare a vivere a spese degli altri 4/5, oltre che della natura e dei posteri.

La traversata da una civiltà impregnata della gara per superare i limiti a una civiltà dell'autolimitazione, dell'"enoughness", della "Genügsamkeit" o "Selbstbescheidung", della frugalità sembra tanto semplice quanto immane. Basti pensare all'estrema fatica con cui il fumatore o il tossicomane o l'alcolista incallito affrontano la fuoruscita dalla loro dipendenza, pur se magari teoricamente persuasi dei rischi che corrono se continuano sulla loro strada e forse già colpiti da seri avvertimenti (infarti, crisi...) sull'insostenibilità della loro condizione. Il medico che tenta di convincerli invocando o fomentando in loro la paura della morte o dell'autodistruzione, di solito non riesce a motivarli a cambiare strada, piuttosto convivono con la mutilazione e cercano rimedi per spostare un po' più in là la resa dei conti.

Ecco perché mi sei venuto in mente tu, San Cristoforo: sei uno che ha saputo rinunciare all'esercizio della sua forza fisica e che ha accettato un servizio di poca gloria. Hai messo il tuo enorme patrimonio di convinzione, di forza e di auto-disciplina al servizio di una Grande Causa apparentemente assai umile e modesta. Ti hanno fatto - forse un po' abusivamente - diventare il patrono degli automobilisti (dopo essere stato più propriamente il protettore dei facchini): oggi dovresti ispirare chi dall'automobile passa alla bicicletta, al treno o all'uso dei propri piedi! E il fiume da attraversare è quello che separa la sponda della perfezione tecnica sempre più sofisticata da quella dell'autonomia dalle protesi tecnologiche: dovremo imparare a traghettare dalle tante alle poche kilowattore, da una super-alimentazione artificiale a una nutrizione più equa e più compatibile con l'equilibrio ecologico e sociale, dalla velocità supersonica a tempi e ritmi più umani e meno energivori, dalla produzione di troppo calore e troppe scorie inquinanti a un ciclo più armonioso con la natura. Passare, insomma, dalla ricerca del superamento dei limiti a un nuovo rispetto di essi e da una civiltà dell'artificializzazione sempre più spinta a una riscoperta di semplicità e di frugalità.

Non basteranno la paura della catastrofe ecologica o i primi infarti e collassi della nostra civiltà (da Cernobyl alle alghe dell'Adriatico, dal clima impazzito agli spandimenti di petrolio sui mari) a convincerci a cambiare strada. Ci vorrà una spinta positiva, più simile a quella che ti fece cercare una vita e un senso diverso e più alto da quello della tua precedente esistenza di forza e di gloria. La tua rinuncia alla forza e la decisione di metterti al servizio del bambino ci offrono una bella parabola della "conversione ecologica" oggi necessaria.




lunedì 29 agosto 2022

Don Colmegna ricorda il Cardinal Martini

 A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA DI CARLO MARIA MARTINI, IL RICORDO DEL CARDINALE NELLE PAROLE DI DON VIRGINIO COLMEGNA: DAL “VAI A SESTO” A “HO BISOGNO DI MOLTA CONCRETEZZA NELLE PAROLE DI CARITAS” ALLA CREAZIONE DI UNA CASA DOVE “FARE ACCOGLIENZA E CULTURA”.

Era un venerdì l’ultimo giorno dell’agosto 2012, il giorno della scomparsa di Carlo Maria Martini, gesuita, teologo, biblista, dal 1980 al 2002 arcivescovo di Milano, cardinale del dialogo interreligioso e dell’incontro tra credenti e non credenti, aperto alle tante e diverse realtà sociali, nessuno escluso, con grande attenzione per gli ultimi, per i più poveri, per gli “sprovveduti” come lui amava definirli. 

Sono passati 10 anni, ma quel venerdì 31 agosto 2012 per don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità, non sarà mai una ricorrenza. Semmai un’occasione di riflessione, in cui le tante emozioni del passato si mescolano al presente e la memoria cerca nuove risposte per il futuro.

IO, IL CARDINAL MARTINI E LA CASA

«In quelle ultime settimane d’agosto 2012 si sapeva che le condizioni di Martini erano molto peggiorate. La notizia della morte me la diede l’amico don Damiano Modena che lo ha accompagnato nei suoi ultimi 4 anni all’Aloisianum di Gallarate. Mi ero preparato a modo mio, cercando di vivere il distacco nel segreto del mio cuore senza mai andare a disturbare: dentro di me sapevo che si stava per chiudere una parabola di vita e che quello sarebbe stato un momento importante, decisivo per me, per molti. Martini era una persona riservata e lo è stato anche nel momento della scomparsa. Però aveva fatto breccia nel cuore e nell’anima di tanti. Lo si è visto nei giorni successivi alla sua morte quando migliaia di persone, credenti e non credenti, forestieri e milanesi di cui era stato vescovo per vent’anni, si sono messe in fila, pazienti e silenti, per rendergli omaggio nella camera ardente in Duomo: un’esplosione di popolo, gente semplice insieme a gente famosa, nei cui cuori aveva lasciato il segno».

Hai frequentato Martini per più di trent’anni, hai più volte detto che è stato l’incontro che ha segnato la tua vita.

«Sì, è così, per me ha rappresentato la gioia di essere prete e mi ha dato l’entusiasmo per andare avanti. Per me e per tanti come me, quegli anni (fine anni ‘70, ndr) erano stati faticosi, duri. Quando Martini arrivò a Milano come Arcivescovo, insieme ad altri preti che chiedevano di star dentro al sistema sociale, gli scrissi una lettera per esporgli la mia situazione. Mi rispose invitandomi per tre giorni a vivere in Arcivescovado. Poi prese la sua macchina, una 124, e con lui alla guida andammo insieme all’abbazia di Viboldone. Io gli avevo chiesto di poter essere più vicino al mondo operaio, di poter vivere esperienze di ospitalità e di accoglienza. Dopo un’ora di silenzio e di preghiera, lui in una stanza e io in un’altra, mi disse: “Vai pure a Sesto, vai in fretta, prima che gli altri si accorgano”. E visto che volevo seguire le marginalità, mi chiese di inventare una possibilità di accoglienza per i disabili. È nata così l’esperienza della Parpagliona, una piccola casa della periferia sestese dove cominciammo ad accogliere disabili e persone dimesse dagli ospedali psichiatrici. Ricordo con emozione la sera in cui Martini, da solo, senza avvisare nessuno, venne alla Parpagliona e si sedette vicino agli ospiti, curioso di vedere e sapere».

A proposito di ricordi, dopo tre anni di parroco a Sesto, Martini ti volle a capo della Caritas Ambrosiana. Non era quello che speravi…

«Volevo continuare la mia esperienza di parroco di periferia alla Resurrezione di Sesto e glielo dissi, ma lui mi convinse dicendomi: “Fallo proprio per questo, per superare la logica dell’assistenzialismo. Ho bisogno che ci sia molta concretezza nelle parole di Caritas”».

Da presidente della Caritas, tra le prime cose, ti capitò di occuparti della famosa occupazione della chiesa di San Bernardino alle Ossa da parte di immigrati senza casa.

«Fu la prima occupazione di una chiesa. Martini mi telefonò per dirmi di “fare di tutto per convincere gli occupanti ad uscire” raccomandandomi di non chiamare la polizia. Ci volle molta pazienza perché in città la tensione era alta e da più parti si invitava allo scontro. Io sapevo di avere la fiducia del mio vescovo e feci l’impossibile per convincere gli immigrati a desistere. Quando tutto finì per il meglio, Martini ci invitò a cena a festeggiare il buon esito. Martini era così, innamorato del Vangelo, attento a ciò che succedeva, attento alle persone, lucidissimo nel capire il presente e i fenomeni sociali, capace di anticiparli. A volte alla mattina, alle otto, otto e un quarto, mi telefonava per sapere come andava questa o quella cosa».

Dopo 11 anni scrivi un’altra lettera a Martini, quasi al termine del suo mandato pastorale, e in sintesi gli proponi, sentendoti alla fine del percorso in Caritas, di usare una parte dell’eredità lasciata alla Curia milanese dall’imprenditore Angelo Abriani per creare un luogo dove accogliere e servire gli ultimi. Cosa ti ha risposto? 

«Il giorno dopo mi chiamò il provicario generale dell’arcidiocesi, monsignor Franco Agnesi, dicendomi che il cardinale era molto interessato e di darmi al più presto da fare a cercare un luogo dove dar vita a questa iniziativa, invitandomi a cercare una realtà pubblica abbandonata. È così che prende corpo l’idea della Casa della Carità in una scuola abbandonata di via Brambilla a Crescenzago, dove già la cooperativa Farsi Prossimo aveva un presidio perché in alcuni locali avevano trovato rifugio immigrati e senza dimora. Progetto fortemente voluto da Martini che, grazie alla sua amicizia con l’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini, passò votato all’unanimità in consiglio comunale con la concessione dell’edificio in diritto di superficie per 99 anni. Ricordo con emozione il discorso di addio a Milano pronunciato davanti al consiglio comunale, quando a proposito della Casa, luogo di accoglienza e cultura, Martini disse: “Voglio lasciare un segno”».

Una Casa luogo di accoglienza e di cultura: questo il lascito di Martini?

«Senza il cardinale, la Casa della Carità molto probabilmente non ci sarebbe. Lui è sempre stato partecipe di questo luogo, voleva essere informato anche quando non era più arcivescovo. Io partivo, facevo, ma me lo trovavo sempre accanto. Anche quando andò a vivere a Gerusalemme, so che ogni sera pregava per la Casa. Non c’è dubbio che il suo più grande lascito sia stato quello di trasmetterci il binomio “accoglienza e cultura” e la capacità di non essere assimilati a un’attività di carattere assistenziale o pietistico. Così come credo che la principale innovazione, che rispetta in pieno il mandato di Martini, sia stata la gratuitàche significa accogliere anche quelli tagliati fuori da tutti i servizi, coloro che nel Discorso alla città lui aveva chiamato “gli sprovveduti”. Ecco perché, per il futuro, chiedo che venga salvaguardato il patrimonio di pensiero e di cultura della Casa e sia assicurata la necessaria serenità economica per sostenere il peso della gratuità e dell’innovazione. Mi auguro poi che si rafforzi il legame, anche statutario, con Martini e il suo insegnamento: per questo auspico che la Fondazione Martini entri a far parte del Consiglio della Fondazione Casa della Carità».

Sono passati 20 anni, ma il tuo entusiasmo sembra sempre lo stesso…

«Io la chiamo “follia ragionata” che mi porta a vivere, fisicamente non lontano dalla Casa della Carità, ma all’interno dell’esperienza della Casa, l’esperienza di SON – Speranza Oltre Noi, dove insieme a famiglie con figli con disabilità vivremo il “dopo di noi, durante noi”, che ritengo la conclusione della mia vita. Vedo SON in quest’ottica di attenzione, perché vorrei che il tema della disabilità, del Dio debole, della sofferenza, sul quale molte volte si è espresso lo stesso Martini, sia vissuto in un’ottica di bellezza e di familiarità. Lo facciamo vicino a una parrocchia perché possa investire anche la pastorale unitaria».

Se fosse ancora vivo, cosa pensi che ti direbbe il cardinal Martini?

«Di fidarmi e di andare avanti a fare le cose, senza dirle troppo».

 

CARLO MARIA MARTINI

CARLO MARIA MARTINI È STATO “IL CARDINALE DEL DIALOGO”. GESUITA E BIBLISTA, È STATO ARCIVESCOVO DI MILANO DAL 1979 AL 2002. PRIMA DI LASCIARE LA DIOCESI, HA VOLUTO LA CASA DELLA CARITÀ.

Carlo Maria Martini è stato il fondatore della Casa della Carità.

Il Cardinale ha consigliato l’imprenditore Angelo Abriani affinché usasse la sua eredità “per i più sprovveduti”. Ha coinvolto nella Fondazione anche il Comune di Milano, oggi nostro garante insieme all’Arcidiocesi. E ha scelto don Virginio Colmegna per guidare una casa che, in periferia, promuovesse cultura a partire dall’accoglienza.


domenica 28 agosto 2022

Dagli esordi verdi

 I Verdi, una federazione di liste civiche, quando si presentano alle elezioni, le prime volte, i nomi sono rigorosamente in ordine alfabetico, prevedono la rotazione a metà mandato, per far crescere la federazione e le competenze. 

Sarebbe opportuno ricordarci chi siamo. 

Soprattutto, se hai già un incarico, non vieni candidato, ancora, come ha ben scritto Gianfranco Bettin, rifiutando un collegio blindato per rispetto dei suoi elettori. 

Ora, chi fa antiecologia, brindando in brick di tetrapack, quello delle materie prime da 4 continenti, per capirci, a incarichi dirigenziali, che già basterebbero, visti i danni e commissariamenti, somma quello istituzionale e.. Si candida pure in altra regione. 

Sa po' no 'nda innans insci' 

Fino all'avvento della pelliccia destra, 2011, era impensabile che un verde, ricoprisse più incarichi alla volta. Questo, per far crescere la federazione.

Ora, invece, gli antiverdi, o semplicemente non adeguati, cumulano incarichi e, dopo un anno di governo a Milano, il nulla. Cioè, 800mila euro di stipendi pubblici, un 10% alla federazione, per... La pace sociale? Per fermare contestazioni? Per cosa?

I verdi in maggioranza a Milano, cosa han prodotto.

Carlo Monguzzi mi aiuti a capire. Grazie. Mi ricordo i tempi in regione e provincia, per i lavoratori della Zucchi, Carapelli, esab etc etc, per i centri commerciali da fermare. Ma soprattutto le proposte. Agenda 21, ufficio diritti degli animali, in provincia e tanto altro.

Grazie Comandante. Mi dia la linea per favore

Altro post 

#25settembrevotaVerdi #verdi #sinistraitaliana

Oggi prima iniziativa del collegio elettorale del legnanese, in quel di Pregnana Milanese.

Nel nulla qualcosa va fatto, ragion per cui, come dal 2003 ad oggi, su le maniche e lavorare per il bene dei Verdi!

Certo, l'amarezza per l'esclusione dal listino del  proporzionale non è poca, in ottica politica verde, in quanto con il nostro carissimo Domenico Finiguerra candidato in altri "lidi", una presenza territoriale #notangenziale e per i parchi, #parcodelticino #parcoagricolosudmilano e i #plis come il #parcodelroccolo etc etc.

Per portare i verdi al 20% qualche male frutto, siam disposti a ingoiarlo, ma a tutto c'è un limite. Oggi, ho fatto buon viso a cattivo gioco, testimone la foto sorridente con chi nel 2018 fece la campagna elettorale contro i verdi, perché 3 mesi dopo era in lista con la sinistra e non i verdi, dopo che mostrai le prove in assemblea (11 marzo 2018), il tizio provo' ad aggredirmi. Ma questa è un'altra storia e le videocamere di sorveglianza dell'ufficio di Cinisello Balsamo e la mia precisa denuncia sono garanzia che non vada in fanteria.

Ma ci provano ancora.

Oggi, tal tizio arriva alle 11.20, l'iniziativa era alle 9.30, scopro nel pomeriggio, che millanta una mia diffida dai Verdi ( n.d.r. L'unica sede lombarda la sto fornendo io da quasi un decennio). FALSO e infondato; ho sentito il nazionale, e su loro indicazione, le direttive di continuare a lavorare per il bene dei verdi. Per scrupolo ho sentito anche uno dei due commissari regionali.

VERO, quel che si legge nell'incipit della mozione, che trovate anche sul sito dei verdi. Quindi, è verità documentale, come se non bastasse il video a disposizione della polizia e del tribunale. Scrissi l'incipit per sollecitare l'intervento del giuri' dei verdi o almeno per richiamare alla verità dei fatti e scongiurare il ripetersi di questi episodi (Caldarella a metà maggio aggredisce un iscritto durante l'assemblea dei verdi milanesi).

Da istituzionale, in consiglio comunale ho imparato a far rispettare i documenti, e da qui la importante intuizione dell'incipit.

Il guastatore in foto, non so se con altri o da solo, si inventa una serie di maldicenze e falsità sul mio conto, prontamente riportate, amen è politica e l'invidia fa fare brutte cose.

Arriviamo al dunque, un suo, presumo, sodale, tal Correnti di Sedriano, dice che il violento aggressore, a suo dire, sarebbe il referente dei verdi, e che ha già collaborato a Sedriano e Vittuone. A Sedriano non ci sono verdi in consiglio comunale (la prova del 9) e non ci fu lista verde. A Vittuone, nella civica progressista c'erano vari miei cari amici e compagni di lotte ambientali. Nessuno però rappresentò i verdi. Li tra gli eletti il mio caro amico.

In questo mare di menzogne, l'unica realtà è che TUTTI noi verdi sinceri, riteniamo che le battaglie congressuali vadano tenute fuori dalle elezioni, nonostante liste che han lasciato insoddisfatti e amareggiati.

Guardiamo avanti, ma non facciamoci prendere in giro da guastatori o peggio.

A mio avviso, noi Europa Verde - Verdi siamo una forza politica ecopacifista e certi atteggiamenti non possono venir tollerati.

Da sempre lavoro per far crescere i verdi, e se il 16, 7% di Ossona, ormai è storia, va da sé che il lavoro è tanto.

Come dico sempre, per i verdi al 20% si deve convivere, e dai Fedrighini ai Monguzzi, son per far tornare tutti nei verdi.

Il complottino è fatto da questo tizio con un suo sodale di sinistra italiana (che oggi si è inventato sciocchezze da somarello).

Questo rischia di danneggiare il nostro verde prezioso lavoro, es. Il colloquio con l'ex sindaco di Vanzago per fermare speculazioni e terzo e quarto Binario inutili (basterebbe aggiungere Carrozze, come spiegato dai tecnici in varie assemblee).

Invito a lasciare fuori dalla campagna elettorale le lotte congressuali, invito a prendere provvedimenti verso i due nocivi soggetti.

Invito a lavorare per le elezioni. 

La mozione completa sul sito verdi Lombardi.

Aggiungo che le firme necessarie erano solo 6, il nostro circolo ha 18 iscritti. L'appello non esplicitava il momento di deposito firme. Ritirai la mozione, per farla diventare "documento programmatico", che venne approvato all'unanimità e messo agli atti, così vincemmo l'assemblea regionale. 

Buona lettura e ora, insieme, andiamo a vincere!   http://www.verdilombardia.it/assemblea-regionale-9-febbraio-mozioni-politiche/

Gilberto Riccardo Rossi




giovedì 11 agosto 2022

Di Verdi e alfabeti. Un verde a Milano

 Capisco, ci siano difficoltà interpretative, ma in democrazia la forma è sostanza.

Una federazione non è un partito, opera dal basso all'alto; un partito, invece, dal vertice, opera e impone dall'alto al basso delle sezioni locali e degli iscritti.

I Verdi, sono una federazione.

Europa Verde, un cartello elettorale che, causa pandemia e altro, non ha ancora visto l'assemblea fondativa ma solo un'assemblea programmatica.

Ci avevano provato, già provato con gli ecocivici, a cancellare i Verdi. No, non si può.

Il terremoto di ieri, non lo possiamo nascondere, abbiamo il dovere di capire e elaborare e rielaborare i motivi.

Certo, l'ennesimo commissariamento, con commissari, gli stessi portavoce. Si, assurdo, o per esautorare l'esecutivo? Nel frattempo, il consiglio federale nazionale, non ha i delegati della Lombardia. Anzi, per assurdo, 3 voti contro del cfn, all'alleanza con sinistra italiana, sono di 3 lombardi, tra cui infiltrati saliani di destra. (così mi han riferito, purtroppo non era pubblica quella votazione) 

Detto questo, la democrazia è una pratica.

Che forze esterne lavorino contro i verdi, lo sappiamo; mai, avremmo immaginato ci potessero, prima infiltrare e in alcune occasioni, pure gestire. I metodi, ormai li sappiamo. Delegittimare, farti lavorare senza pagarti, rompere il computer, aggressioni, o soldi delle affissioni che scompaiono e i manifesti non li ha mai visti nessuno (6 mila euro per 2 giri di affissione!!! E non c'erano manifesti quando in 3 con una macchina in due notti, si mettono. (io l'avevo fatto in bici di giorno nel 2018,aggratis,ovviamente).

Detto questo.

Per chi ai verdi ha dato tempo, impegno, risorse e passione. Ormai, ad ogni assemblea di mobilitazione ambientale, è più d'uno che non c'è più. Per loro, non possiamo fermarci. 

La democrazia, è una pratica. Pratichiamola.

Domenico Finiguerra lo conosco da tanto, mi pare, #notangenziale 2003, la sua scelta, ha scosso molti, ma come è nata e perché? 

Il mondo non finisce il 25 settembre.

Il dibattito politico precedente com' è stato? Semplice, non c'è stato. 

Ci sono rimasto male anch'io, forse un po' meno, rispetto alle verdi assenze del convegno sul #parcoagricolosudmilano perché, vedete, la forma è sostanza, certo, i convegni, l'elaborazione culturale e progettuale, sono la sostanza e i soggetti politici dovrebbero "incarnarle".

Noi verdi storici c' eravamo. Gli altri no.

Esplicito il senso, se non studi da verde, poi, metti l'acqua in tetrapack o assumi nuclearisti come collaboratori. 

Questa mattina, in piazzale Loreto per i 15 martiri, c'eravamo noi verdi veri storici. Pensiamoci. Non mi sento di dare colpe a nessuno. Ho voglia di capire. Certo, il dispiacere rimane, ma..

Dopo le elezioni del 4marzo 2018, a Cinisello Balsamo, nella sede di LAS, al momento della discussione, caldarella Antonino e Fabrizio masseroni, tentarono di aggredirmi, fortuna nei verdi ci sono ex folgore (che mi vogliono gran bene) e li han fermati. Caldarella e moglie, candidati ovunque e nemmeno sono andati per territori. Fabrizio Masseroni di Bareggio 8 km da casa mia,  ha fatto la campagna per rifondazione non per i verdi, perchè aveva un accordo per le amministrative. Avevo fatto manifesti etc etc e a Bareggio non li hanno distribuiti. Ho riportato le testimonianze di ex iscritti verdi di Bareggio, e li è partita l'aggressione. 

Ne parlavamo stamattina, abbiamo dirigenti verdi che farebbero di tutto per cancellare i verdi. Scioperi per il clima, a Bologna, verdi e grunen con le bandiere, a Milano, la bandiera me la strappa, quella che diventerà assessore. Lo stesso giorno.

Ora, guardiamo avanti.

L'ultima assemblea provinciale è del 2014, e non brillava di Democrazia. Ogni 3 anni gli organi vanno rinnovati.

Ora, che i Verdi facciano i Verdi.

E stiam facendo i verdi.

Un omaggio a Cesare Beccaria, e al suo dei delitti e delle pene, mi pare adeguata.

Viva i verdi

Nel 2014 mi escludono dalle europee e in 9 giorni, preparo una lista e prendo il 16,7%.

Senza aiuti da nessuno. Altri, quest'anno han preso soldi dal nazionale e...gli stessi voti delle europee. Qualche domanda bisogna farsela

P. S il post era su fb, mi hanno inviato a toglierlo... La verità, fa male.. 


Di Verdi, facebook e studio

Su mandato delle assemblee della federazione dei verdi di riferimento, ho poi sviluppato, le seguenti pagine.

Sono le pagine che parlano di Verdi ed ecologia  e delle nostre attività.

Non sono mai state sponsorizzate con denaro, ma solo con passaparola, per evitare i noti meccanismi dell'algoritmo. 

A differenza della pagina di europa verde milano, sponsorizzata, ma praticamente inesistente tra noi verdi.

Sotto elezioni, arrivano i fenomeni, e se la prima volta potrei credere in "inesperienza", la seconda è una truffa, mi riferisco precisamente alle elezioni del marzo 2018. Dove, per sostenere una candidata, hanno rifatto delle pagine, che non han funzionato, a meno che, la funzione, non fosse occultare i verdi.

Chi mi vuole aiutare, anzi, chi vuole aiutare i verdi?

Per questo, gli Ecologisti del Ticino organizzano un ciclo di lezioni sul web e comunicazione social. Aperte agli iscritti verdi.

Grazie



lunedì 25 luglio 2022

ANPI del castanese. Pastasciutta antifascista 24.7.2022 foto e video

 «Il più bel funerale del fascismo».

Il 25 Luglio 1943 cade il criminale regime fascista e Mussolini viene arrestato, dopo aver distrutto l’Italia e aver privato della libertà milioni di cittadine e cittadini per oltre un ventennio.
Oggi ricordiamo con forza le ragioni e i princìpi dell’antifascismo e della Resistenza, ancora valide ed attuali.
Perché la libertà e la democrazia non sono diritti acquisiti, ma conquiste sociali che vanno difese ogni giorno.
Nessun spazio ai nostalgici e ai nipotini di Mussolini e Hitler. Né ieri, né oggi, né mai.
Testo di N.F.
Le anpi del castanese si son ritrovate in quel di casorezzo

Il ringraziamento dell'ANPI di Casorezzo
Bellissima serata per la pastasciutta antifascista di papà Cervi a Casorezzo organizzata dalle sezioni Anpi del Castanese.
Un grazie innanzitutto ai nostri cuochi che hanno cucinato per 170 persone senza grossi problemi organizzativi.
Un grosso grazie agli iscritti Anpi delle sezioni del Castanese (Arconate, Casorezzo, Castano Primo, Inveruno-Cuggiono, Vanzaghello) che hanno gestito il servizio ai tavoli, la cassa, il bar, e l'organizzazione dei tavoli.
Un ringraziamento all'amministrazione comunale di Casorezzo per il patrocinio e per avere partecipato alla serata.
Un grazie al gruppo musicale "I Sottoscritti " per avere animato la serata con le loro cover e per averci allietato con la loro musica.
Ci hanno ricordato il caro amico Gnapo, mancato troppo giovane e che sarà sempre nelle nostre serate antifasciste.
E infine un grazie a tutte le persone intervenute alla serata, senza la vostra partecipazione attiva la serata sarebbe stata poco significativa.

video la pianura dei 7 fratelli https://www.youtube.com/watch?v=ze8ACYs6cQI&t=8s










venerdì 22 luglio 2022

Per un parco metropolitano anche per Milano Città Metropolitana 22.7.2022

 Da http://gilbertorossid.blogspot.com/2022/07/per-un-parco-metropolitano-anche-per.html?m=1

Dopo la mia mozione nel consiglio comunale di Ossona, che impegnava ad informare Regione Lombardia (qua il testo della mozione

http://cambiamoossona.blogspot.com/2017/10/approvata-la-mozione-di-verdicambiamo.html), anche il Comune di Canegrate ha votato una mozione all'unanimità contro la discarica, 

indirizzandola a regione Lombardia e a Milano città metropolitana.

La vicesindaco metropolitana M. Palestra e il delegato all'ambiente S. Negri, chiedono un incontro a Regione.

https://liberanotizienews.blogspot.com/2022/07/sulla-discarica-di-busto-casorezzo.html

I cons. Reg. Del M5S si uniscono alla richiesta di incontro con la Regione, dopo che nel 2017 si astennero in cmm con le destre. 



La proposta dei VERDI Lombardia è un parco metropolitano per #milanometropolitana basta con i continui rischi per i parchi.

In questo breve intervento, illustro la posizione dei Verdi, già esposta nella nostra mozione, per un parco metropolitano 

https://m.youtube.com/watch?v=A5Xorj6g0wY&t=8s



Qua in sopralluogo con l'Eurodeputata e coportavoce nazionale dei Verdi Eleonora Evi.

 


Siamo in #crisiclimatica, il tempo di agire è ora

Cambiamo la politica, 

non facciamo cambiare il clima! 

Gilberto