lunedì 13 aprile 2015

a proposito di spazio, di web e di libertà

A proposito di spazio

molteplici e plurimi significati per una singola parola;
i riferimenti allo spazio siderale innanzitutto, la passione per le stelle e per l'infinito (e per l'archeoastronomia, dalle linee di Nazca a Avebury)
gli spazi sociali, o meglio, gli spazi liberati, sottratti alla mercificazione della vita e alla sua sistematica vendita (pensando a Foucault, la Biopolitica, intesa come messa a sistema e valore, da parte del capitalismo, di ogni azione umana).
Dicevamo, luoghi di cultura, evoluzione, emancipazione, crescita, ribellione, sperimentazione, elaborazione e ancora le parole non basterebbero per descriverne “la vibrazione” evolutiva e creativa che si percepisce in quei luoghi di avanguardia culturale, che ovviamente il potere poi sussume per mettere a valore e spegnerne la spinta.

Spazio virtuale, che c'è e non c'è, spazio web, c'è? Quanto incide e quali sono i parametri, se esistono, di codificazione e valutazione per valutarne la portata? Comunque sia, di spazio, nel nostro volgo contemporaneo, lo definiamo e chiamiamo.
Spazio, muoversi nello spazio, poter fare cose nello spazio; luogo o non luogo (pensando all'antropologo francese Marc Augè e ai suoi studi), caratterizzato o anonimo.

Spazio, inteso come agibilità, il poter muoversi nello spazio, l'agibilità politica di poter dire, di poter fare, di poter incidere; per farla breve e intendersi, quella che ti devi conquistare in ogni posto e in ogni situazione e, che non ti concede mai nessuno; o sei schiavo, o suddito, o come dicono i contemporanei, cliente, o... inizi a dare fastidio, se dimostri un pensiero autonomo e svincolato dai pregiudizi e dal “branco” (che poi, il branco è tale in quanto non ha ancora scoperto di essere branco, ma si sente cumulo di individualità)

Questa breve, per ridare un minimo di senso compiuto e mettere qualche puntino sulle i, sul perchè un ecologista, poco avvezzo a questi stupendi e potenti mezzi tecnologici, si è trovato a scrivere un blog.

Spazio, inteso come agibilità politica
e qui avanzerei le riflessioni sulla gestione di alcuni gruppi fb e su come, con scuse, più o meno campate in aria, ma sempre pretestuose, sono stato estromesso da alcuni gruppi; non voglio riferirmi a quelli “paesani” che comunque, in contesti urbani di meno di 5000 anime, hanno meramente una funzione rappresentativa e, ahimè e ahinoi, molto spesso, danno sfoggio di cyberbullismo; come dire dall'oro alla tolla, le confusioni sono molte e gli studi sul “digital divide”, ovvero le nuove forme di esclusione digitale, dopo l'illusione collettiva della possibilità della e-democracy.
Da Ecologista e Verde condivido con voi il fatto che spesso troviamo poco spazio nei media tradizionali, guardate il caso Taranto e ILVA, per fare l'esempio più ecclatante; quindi, il "potere" dopo aver agito per "nasconderci" dai loro media, ora sta provando anche a "imbrigliare" i social network e il web; saremmo ingenui a non pensarlo e soprattutto a non vederlo e comprenderlo.


Non mi dilungo oltre, ma invito alla lettura del bel volume Disuguaglianze digitali di Sara Bentivegna edito da Laterza Editore
dal sito della casa editrice
Il sogno di una società dell’informazione uguale per tutti si sta infrangendo contro l’evidenza: Internet riproduce meccanismi di esclusione propri del passato e li ripropone nel presente con forza del tutto nuova. Il modello della rete pervade la società, dà forma alle relazioni umane, è alla base di ogni tipo di attività economica, politica, associativa o religiosa. Chi non ha i mezzi per accedervi è fuori da tutto, intrappolato al fondo della piramide sociale.




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