A proposito di spazio
molteplici e plurimi significati per
una singola parola;
i riferimenti allo spazio siderale
innanzitutto, la passione per le stelle e per l'infinito (e per
l'archeoastronomia, dalle linee di Nazca a Avebury)
gli spazi sociali, o meglio, gli spazi
liberati, sottratti alla mercificazione della vita e alla sua
sistematica vendita (pensando a Foucault, la Biopolitica, intesa come
messa a sistema e valore, da parte del capitalismo, di ogni azione
umana).
Dicevamo, luoghi di cultura,
evoluzione, emancipazione, crescita, ribellione, sperimentazione,
elaborazione e ancora le parole non basterebbero per descriverne “la
vibrazione” evolutiva e creativa che si percepisce in quei luoghi
di avanguardia culturale, che ovviamente il potere poi sussume per
mettere a valore e spegnerne la spinta.
Spazio virtuale, che c'è e non c'è,
spazio web, c'è? Quanto incide e quali sono i parametri, se
esistono, di codificazione e valutazione per valutarne la portata?
Comunque sia, di spazio, nel nostro volgo contemporaneo, lo
definiamo e chiamiamo.
Spazio, muoversi nello spazio, poter
fare cose nello spazio; luogo o non luogo (pensando all'antropologo
francese Marc Augè e ai suoi studi), caratterizzato o anonimo.
Spazio, inteso come agibilità, il
poter muoversi nello spazio, l'agibilità politica di poter dire, di
poter fare, di poter incidere; per farla breve e intendersi, quella
che ti devi conquistare in ogni posto e in ogni situazione e, che non
ti concede mai nessuno; o sei schiavo, o suddito, o come dicono i
contemporanei, cliente, o... inizi a dare fastidio, se dimostri un
pensiero autonomo e svincolato dai pregiudizi e dal “branco” (che
poi, il branco è tale in quanto non ha ancora scoperto di essere
branco, ma si sente cumulo di individualità)
Questa breve, per ridare un minimo di
senso compiuto e mettere qualche puntino sulle i, sul perchè un
ecologista, poco avvezzo a questi stupendi e potenti mezzi
tecnologici, si è trovato a scrivere un blog.
Spazio, inteso come agibilità politica
e qui avanzerei le riflessioni sulla
gestione di alcuni gruppi fb e su come, con scuse, più o meno
campate in aria, ma sempre pretestuose, sono stato estromesso da
alcuni gruppi; non voglio riferirmi a quelli “paesani” che
comunque, in contesti urbani di meno di 5000 anime, hanno meramente
una funzione rappresentativa e, ahimè e ahinoi, molto spesso, danno sfoggio di
cyberbullismo; come dire dall'oro alla tolla, le confusioni sono
molte e gli studi sul “digital divide”, ovvero le nuove forme di
esclusione digitale, dopo l'illusione collettiva della possibilità
della e-democracy.
Da Ecologista e Verde condivido con voi il fatto che spesso troviamo poco spazio nei media tradizionali, guardate il caso Taranto e ILVA, per fare l'esempio più ecclatante; quindi, il "potere" dopo aver agito per "nasconderci" dai loro media, ora sta provando anche a "imbrigliare" i social network e il web; saremmo ingenui a non pensarlo e soprattutto a non vederlo e comprenderlo.
Non mi dilungo oltre, ma invito alla
lettura del bel volume Disuguaglianze digitali di Sara Bentivegna
edito da Laterza Editore
dal sito della casa editrice
Il sogno di una società dell’informazione uguale per tutti si sta infrangendo contro l’evidenza: Internet riproduce meccanismi di esclusione propri del passato e li ripropone nel presente con forza del tutto nuova. Il modello della rete pervade la società, dà forma alle relazioni umane, è alla base di ogni tipo di attività economica, politica, associativa o religiosa. Chi non ha i mezzi per accedervi è fuori da tutto, intrappolato al fondo della piramide sociale.
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