venerdì 15 novembre 2013

Henry David Thoreau Sul Dovere della Disobbedienza Civile


Henry David Thoreau

Sul Dovere della Disobbedienza Civile
(1848)

Io accetto di tutto cuore il detto: «Il governo migliore è quello che meno governa;” [1] e vorrei che fosse attuato il più rapidamente e sistematicamente possibile. Messo in pratica, si riduce, in ultima istanza, a questa affermazione, nella quale ugualmente credo - “Il governo migliore è quello che non governa affatto;” e quando gli esseri umani saranno pronti, quello sarà il tipo di governo che essi avranno. Il governo è, nei casi migliori, solo un fatto di convenienza; ma la maggior parte dei governi in genere, e tutti i governi talvolta, arrecano svantaggi. Le obiezioni sollevate contro l’istituzione di un esercito permanente, che sono parecchie e pesanti e meritano di prevalere, possono ugualmente essere sollevate contro un governo permanente. L'esercito permanente è solo un’arma del governo permanente. Il governo stesso, che è solo il modo scelto dal popolo per attuare la sua volontà, è parimenti soggetto ad essere abusato e pervertito prima che le persone possano agire attraverso di esso. Ne è testimonianza l’attuale guerra contro il Messico [2], opera di un numero relativamente ristretto di individui che utilizzano il governo permanente come un loro strumento; infatti, il popolo non avrebbe acconsentito a dar corso a tale intervento.[1] Il motto "Il governo migliore è quello che meno governa" è preso da United States Magazine and Democratic Review, un mensile di letteratura e politica (1837-1859).
Ralph Waldo Emerson scrisse qualcosa di simile nel suo Politics(1844): "Per cui meno governo abbiamo, meglio è - più ridotto il numero di leggi e il potere che è delegato."
[2] La guerra dichiarata dal governo degli Stati Uniti contro il Messico (1846-1848) per fissare i confini del Texas. Si concluse con l'annessione di California, Nevada, Utah, Colorado, Arizona e New Mexico da parte degli USA.
Questo governo americano, che cos'è se non una tradizione, pur recente, che cerca di trasmettersi immutata alle generazioni future, ma perde ad ogni istante brandelli della sua onestà? Non ha né la vitalità né l'energia di un singolo essere umano; infatti basta un solo individuo per piegarlo al proprio volere. Anche per il popolo esso è una sorta di pistola di legno. Ma non è per questo meno necessario, in quanto la gente deve avere qualche aggeggio complicato o cose simili, e sentire il suo fracasso, in modo da compiacersi di trovare confermata l’idea che si sono fatta del governo. I governi mostrano quindi come si possa riuscire in pieno ad ingannare le persone o come le persone possano addirittura autoingannarsi, a vantaggio dei governanti. Ciò è straordinario, ne dobbiamo tutti convenire. Eppure questo governo non promosse mai di sua iniziativa alcuna attività, se non attraverso la rapidità con cui si tolse di torno. Esso non mantiene il paese libero. Esso non insedia i coloni nel West. Esso non educa. Il carattere insito nel popolo americano ha compiuto tutto ciò che è stato realizzato; e ancora di più sarebbe stato fatto, se il governo non si fosse messo talvolta di mezzo. Perché il governo è solo un espediente attraverso il quale gli individui dovrebbero riuscire, di buon grado, a non disturbarsi l’un l’altro; e, come è stato detto, quanto più il governo è efficace tanto più i governati sono lasciati liberi e indisturbati. Gli affari e il commercio, se non fossero fatti di gomma elastica, non ce la farebbero a superare gli ostacoli che i legislatori continuamente pongono sulla loro strada; e se uno dovesse giudicare questi uomini esclusivamente dagli effetti delle loro azioni e non in parte dalle loro intenzioni, essi meriterebbero di essere classificati e puniti come quei malfattori che ostruiscono con macigni le strade ferrate.
Ma, per parlare in termini pratici e da cittadini, a differenza di coloro che si professano contro tutti i governi [3] -  io chiedo per l’immediato non la scomparsa del governo, ma da subito un governo migliore. Lasciamo che ognuno faccia conoscere quale tipo di governo otterrebbe il suo rispetto, e ciò costituirebbe un passo concreto in tale direzione.[3] Gli Anarchici. Thoreau conosceva il pensiero e gli scritti degli anarchici. I più importanti anarchici individualisti americani - Josiah Warren, Ezra Heywood, William B. Greene, Joshua K. Ingalls, Stephen Pearl Andrews, Lysander Spooner and Benjamin Tucker - venivano dal Massachusetts, lo stato natale di Thoreau.
Dopotutto, la ragione pratica per cui, quando il potere si trova nelle mani del popolo, si consente ad una maggioranza di governare anche per un lungo periodo, non è perché la maggioranza ha più probabilità di avere ragione, né perché ciò appare alla minoranza come la situazione più giusta, ma perché coloro in maggioranza sono materialmente i più forti [4]. Ma un governo in cui la maggioranza comanda in tutti i casi non può basarsi sulla giustizia, persino nel senso comune del termine. Non potrebbe esistere un governo in cui le maggioranze non decidono su ciò che è giusto e sbagliato - ma la coscienza? in cui le maggioranze deliberano solo su quei problemi per il quali è applicabile la regola della convenienza? Deve forse il cittadino rinunciare per un momento, o anche in minima parte, alla sua coscienza a vantaggio del legislatore? Perché allora ogni uomo ha una coscienza? Io penso che dovremmo essere innanzitutto uomini e poi sudditi. Non è desiderabile coltivare il rispetto per la legge, quanto quello per la giustizia. Il solo dovere che ho il diritto di praticare è di compiere in ogni occasione ciò che ritengo giusto. Si è abbastanza nel vero quando si dice che un gruppo non ha coscienza; ma un gruppo composto da persone rispettose degli altri è un gruppo con una coscienza. La legge non ha mai reso la gente più giusta nemmeno di un millesimo; anzi, attraverso l’osservanza della legge, persino individui disposti al bene sono resi quotidianamente agenti di ingiustizia. Un risultato comune e naturale di un rispetto sbagliato per la legge è che ti può capitare di vedere una fila di militari, con il colonnello, il caporale, i soldati semplici, i ragazzi addetti alla polvere da sparo e tutti gli altri, che marciano in perfetto ordine per monti e valli, andando in guerra, contro la loro volontà e di certo contro il loro buon senso e la loro coscienza, il che rende la marcia davvero molto faticosa, e produce palpiti nel cuore. Essi non hanno alcun dubbio che si tratta di una vicenda odiosa in cui sono finiti dentro; sono tutti disposti alla pace. Adesso, cosa sono? Uomini veri? o piccole fortificazioni e depositi di munizioni in movimento, al servizio di qualche personaggio potente senza scrupoli? Si visiti l’arsenale della Marina e si osservi un marinaio, di quelli che un qualsiasi governo americano può produrre o che potrebbe generare uno stregone con le sue arti magiche - semplici ombre e pallidi ricordi dell’umanità, uomini finiti pur essendo ancora in vita e all’impiedi, ma già, si potrebbe dire, sepolti sotto le armi con tanto di orazione funebre, anche se essa potrebbe essere così, -[4] La stessa idea era stata formulata alcuni anni prima da Alexis de Tocqueville in La Démocratie en Amérique (vol. I, 1835): “Ce que je reproche le plus au gouvernement démocratique, tel qu'on l'a organisé aux Etats-Unis, ce n'est pas, comme beaucoup de gens le prétendent en Europe, sa faiblesse, mais au contraire sa force irrésistible. Et ce qui me répugne le plus en Amérique, ce n'est pas l'extrême liberté qui y règne, c'est le peu de garantie qu'on y trouve contre la tyrannie.”
“Non un tamburo si udiva, non una nota mortuaria,
Mentre ci affrettavamo con il suo feretro ai bastioni;
Non un soldato sparò a salve un saluto
Sulla tomba dove il nostro eroe fu sepolto.” [5]
[5] Da The Burial of Sir John Moore at Corunna di Charles Wolfe (1791-1823), poeta e uomo di chiesa. Questo poema rappresenta una delle più famose elegie funerarie della letteratura inglese.
È in questo modo che la massa degli uomini serve lo stato, non principalmente come esseri umani ma come macchine, con i loro corpi. Essi sono l’esercito, la milizia, i carcerieri, i poliziotti, il comitato civico per garantire l’ordine, ecc. Nella maggior parte dei casi non vi è il benché minimo esercizio libero della capacità di giudizio o del senso morale; al contrario essi si pongono al livello delle piante, del suolo, delle pietre; e, forse, si potrebbero produrre teste di legno che servirebbero altrettanto bene allo scopo. In tal caso non si dovrebbe rispettarli più di manichini di paglia o ammassi di sterco. Hanno lo stesso valore dei cavalli e dei cani. Eppure esseri simili sono comunemente ritenuti buoni cittadini. Altri - come la maggior parte dei parlamentari, uomini politici, avvocati, ministri e alti burocrati - servono lo stato soprattutto con la testa; e, dal momento che raramente essi fanno distinzioni di tipo morale, hanno la stessa probabilità, senza volerlo, di servire Dio e il diavolo. Pochissimi - gli eroi, i patrioti, i martiri, i grandi riformatori, e gli uomini - servono lo stato anche con le loro coscienze, e così necessariamente, per la maggior parte, gli si oppongono; essi sono di solito trattati dallo stato come nemici. Un uomo saggio sarà utile solo in quanto uomo, e non si sottometterà ad essere “argilla”, e a “chiudere un buco perché non soffi dentro il vento” [6], ma lascerà quel compito alle sue ceneri se non altro: -[6] Da Hamlet (Atto 5.1.236-237) di William Shakespeare (1564-1616)
“Sono nato troppo in alto per essere oggetto di possesso,
Per essere secondo in comando,
O un servo utile e uno strumento
Per qualsiasi stato sovrano che esista al mondo.” [7]
[7] Da King John (Act 5.2.79-82) di William Shakespeare
Colui che si affida totalmente ai suoi simili appare loro come un individuo inutile ed egoista; ma chi si concede parzialmente ad essi viene definito un benefattore e un filantropo.
Come deve comportarsi attualmente un individuo nei confronti di questo governo Americano? La mia risposta è che egli non può associarsi ad esso senza ignominia. Io non posso neanche per un istante riconoscere quell’organizzazione politica come il mio governo essendo anche il governoschiavista.
Tutti gli esseri umani riconoscono il diritto alla rivoluzione; vale a dire, il diritto di rifiutare obbedienza e di resistere al governo quando la sua tirannia o la sua inefficienza sono grandi e intollerabili. Ma quasi tutti dicono che attualmente non ci troviamo in questa situazione. Invece, pensano che questo fosse il caso durante la Rivoluzione del 1775 [8]. Se uno venisse a dirmi che quello era un cattivo governo perché tassava certi beni di provenienza straniera che giungevano ai suoi porti, molto probabilmente non ne farei un problema perché sono in grado di fare a meno di tali beni. Tutte le macchine presentano attriti; ed è possibile che si produca una quantità sufficiente di effetti positivi da controbilanciare quelli negativi. In ogni caso, è un grande errore agitarsi a causa di ciò. Ma quando l’attrito giunge ad avere strumenti suoi propri, e l’oppressione e il ladrocinio sono organizzati, io sostengo che dobbiamo gettare via quella macchina immediatamente. In altre parole, quando un sesto della popolazione della nazione che si è impegnata ad essere il rifugio della libertà è composta da schiavi, e un intero paese è ingiustamente invaso e conquistato da un esercito straniero, e soggetto a legge marziale [9], io penso che non è troppo presto per le persone oneste ribellarsi e fare la rivoluzione.  Ciò che rende questo dovere ancora più urgente è il fatto che il paese invaso non è il nostro, ma nostro è l’esercito invasore.[8] La Rivoluzione Americana prese avvio da Concord e Lexington (Massachusetts) nell'Aprile del 1775
[9] Thoreau fa ancora riferimento alla pratica della schiavitù nel nuovo stato federale e all'invasione del Messico da parte dell'esercito federale (1846)
Paley, una autorità presso molti su questioni morali, nel suo capitolo sul "Dovere di sottomissione al Governo Civile" risolve ogni obbligo civile sotto il profilo della convenienza; e giunge ad affermare che "fino a quando gli interessi di tutta la società lo richiedano, vale a dire, fino a quando il governo che si è insediato non può essere contrastato o cambiato senza che ne sorgano problemi per tutti, è il volere di Dio che il governo sia obbedito - ma non oltre." - "Una volta ammesso questo principio, la giustizia di ogni caso particolare di resistenza si riduce a calcolare l’ammontare di pericolo e di danno da una parte, e la probabilità e il costo di un raddrizzamento verso il giusto dall’altra." [10] Riguardo a ciò, egli afferma che ogni individuo dovrà valutare da sé. Ma Paley non sembra aver mai contemplato i casi nei quali non si applica la regola della convenienza, quando un gruppo, come pure un individuo, devono operare secondo giustizia, costi quel che costi. Se io ho ingiustamente strappato una tavola di legno ad un uomo in procinto di annegare, io devo restituirgliela anche se sono io ad annegare. Questo, nel pensiero di Paley, sarebbe un inconveniente. Eppure colui che salvasse la sua vita in circostanze simili, la perderebbe [11]. Questo popolo deve smetterla di mantenere individui in stato di schiavitù e di fare guerra al Messico, anche se ciò dovesse costargli l’esistenza come popolo.[10] Il Reverendo William Paley (1743-1805) teologo e filosofo inglese. Il passaggio citato è ripreso da Principals of Moral and Political Philosophy, 1785. Si sa che Thoreau studiò questo testo quando si trovava ad Harvard College.
[11] Luca, 9, 24. e Matteo, 10, 39.
Nella loro prassi, le nazioni concordano con Paley; ma pensa qualcuno che il Massachusetts stia davvero facendo ciò che è giusto nell’attuale crisi?
“Una sgualdrina altolocata, una puttana ricoperta d’argento,
con lo strascico della veste sollevato da terra e l’anima che si trascina nella melma.” [12]
[12] Cyril Tourneur (circa 1575-1626), scrittore inglese di drammi teatrali, The Revenger’s Tragedie 4.4.72-73
Parlando concretamente, coloro che si oppongono ad una riforma in Massachusetts non sono centomila politicanti del Sud, ma centomila commercianti e agricoltori qui da noi, i quali sono più interessati al commercio e all’agricoltura che all’umanità, e non sono pronti a rendere giustizia allo schiavo e al Messico, costi quel che costi. Io non me la prendo con nemici distanti, ma con quelli che, proprio a casa loro, cooperano ed eseguono gli ordini di coloro che sono lontani e che, senza di essi, non potrebbero nuocere. Noi siamo soliti dire che la massa delle persone è impreparata; ma il miglioramento è lento perché, concretamente, i pochi eletti non sono più saggi o migliori delle tante persone comuni. Non è importante che molti siano bravi e buoni come te, ma che vi sia da qualche parte un certo livello assoluto di virtù, perché ciò farà lievitare l’intera massa [13]. Vi sono migliaia di persone che la pensano contro la schiavitù e contro la guerra, tuttavia essi non fanno nulla per porre termine a tutto ciò; costoro, pur ritenendosi figli di Washington [14] e Franklin [15], stanno seduti con le mani in tasca e dicono che non sanno cosa fare, e non fanno nulla; costoro persino mettono in secondo piano il problema della libertà rispetto alla questione del libero commercio, e tranquillamente leggono i listini dei prezzi correnti assieme con le ultime notizie dal Messico, dopo cena, magari appisolandosi su entrambi. Quale è il prezzo attuale di una persona onesta e di un amante del proprio paese, al giorno d'oggi? Queste persone mostrano esitazione, rammarico, e talvolta firmano petizioni; ma non fanno nulla di serio, che abbia un qualche effetto. Esse attenderanno, ben disposte, che qualcun altro rimedi al male di modo che non debbano più provarne rincrescimento. Tutt’al più queste persone concedono alla giustizia un voto che non costa nulla, un debole assenso, un incoraggiamento di Buona Fortuna, e via. Vi sono novecentonovantanove patroni della virtù per ogni persona virtuosa. Ma è più facile trattare con il vero possessore di un oggetto che con il suo custode temporaneo.[13] "... un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta" - Dalla prima lettera di Paolo ai Corinti, 5, 6.[14] George Washington (1732-1799), comandante dell'esercito americano durante la rivoluzione contro gli inglesi e primo presidente degli Stati Uniti.
[15] Benjamin Franklin (1706-1790) uno dei massimi protagonisti della rivoluzione contro gli inglesi.
Ogni votazione è una specie di gioco, come gli scacchi o il backgammon, con una lieve sfumatura di moralità, un puntare su ciò che è giusto o sbagliato, coinvolgendo problemi morali; il tutto accompagnato naturalmente dall'azzardo. La reputazione dei votanti non è in discussione. Io, forse, concedo il mio voto come ritengo opportuno, ma non sono profondamente interessato al fatto che ciò che è giusto prevalga. Sono disposto a lasciare tale incombenza alla maggioranza. Gli obblighi di questa, perciò, non vanno mai al di là della pura convenienza. Anche votare per il giusto non vuol direoperare per il giusto. Significa solo esprimere debolmente di fronte agli altri il desiderio che il giusto prevalga. Una persona saggia non lascerebbe ciò che è giusto in balìa del caso, né vorrebbe che la giustizia prevalesse attraverso il potere della maggioranza. C'è davvero poco di virtuoso nell'azione di masse di uomini. Quando, alla fine, la maggioranza voterà per l'abolizione della schiavitù, sarà perché il problema le è divenuto indifferente, o perché ci sarà ben poca schiavitù da abolire con il voto. A quel punto coloro che sono in maggioranza saranno i veri schiavi. Solo il voto di colui che asserisce con esso la sua propria libertà può affrettare la fine della schiavitù.
Mi giunge voce che, per scegliere il candidato alla Presidenza, un congresso si terrà a Baltimora [16], o altrove, composto principalmente da editori di giornali e da politici di professione; allora io penso, che cosa importi, ad un essere autonomo, intelligente e rispettabile, delle decisioni che possano uscire da quella riunione? Non dovremmo forse, nonostante tutto, godere della saggezza e onestà del candidato scelto? Non possiamo far affidamento sui voti delle persone indipendenti? Non ci sono forse molti individui nel paese che non partecipano a congressi? Invece no: trovo che le persone cosiddette rispettabili hanno subito sviato dalle loro posizioni, e disperano del proprio paese nel momento preciso in cui il paese ha maggiori ragioni di disperare di loro. Essi adottano prontamente uno dei candidati così selezionati come il solo adatto, dimostrando così che essi stessi sonodisponibili per ogni disegno demagogico. Il loro voto non vale più di quello di uno straniero privo di principi o di un mercenario locale, pronti ad essere comperati. Oh, se esistesse un uomo che fosse un uomo e, come dice il mio vicino, avesse una spina dorsale che non si potesse perforare con la semplice pressione della mano! I nostri dati statistici sono errati: si conta più popolazione di quanta ce ne sia. Quanti uomini ci sono in questo paese ogni mille miglia quadrate? A malapena uno. Ma l'America non offre forse allettamenti perché gli uomini vengano a stabilirsi qui? L'Americano si è ridotto ad essere un membro affiliato ad una setta (come la confraternita degli “Odd Fellows” [17]) - uno che può essere riconosciuto dallo sviluppo del suo livello di servilismo e da una chiara mancanza di intelletto e di serena fiducia in sé stesso; la cui prima e principale preoccupazione, una volta venuto al mondo, è che gli ospizi siano in buono stato; e che, prima ancora di essere diventato maggiorenne per legge, si occupa di raccogliere fondi per il sostentamento delle vedove e degli orfani; insomma, una persona che si arrischia a vivere solo attraverso l'assistenza della Compagnia di Assicurazione, che gli ha promesso di seppellirlo in maniera decente.[16] La convenzione del partito democratico del 1848 scelse Lewis Case come candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Egli fu sconfitto da Zachary Taylor, un comandante dell'esercito vittorioso contro il Messico.
[17] L' Independent Order of Odd Fellows era una organizzazione segreta di affiliati.
In realtà, non è compito di un individuo consacrarsi alla eliminazione dei mali, anche se questi fossero enormi; egli può giustamente avere altre faccende che lo impegnano; ma è suo dovere, almeno, avere le mani pulite a questo riguardo, e oltre a sgomberare la mente da tali ingiustizie, ritirare anche il suo appoggio concreto a che esse vengano commesse. Se mi dedico ad altre occupazioni e contemplazioni, devo prima almeno accertarmi che non le perseguo stando seduto sul groppone di un'altra persona. Prima di tutto devo togliere il mio peso dal suo corpo, in modo che egli possa parimenti dedicarsi alle sue contemplazioni. State a sentire quale grossolana incoerenza è tollerata. Ho udito alcuni dei miei concittadini affermare: "Vorrei proprio vedere se mi ordinano di sopprimere una rivolta di schiavi, o di marciare contro il Messico - figuratevi se io ci vado"; eppure, proprio queste persone hanno fornito, ognuna di loro, un sostituto, direttamente attraverso l'obbedienza allo stato, e quanto meno indirettamente, con il pagamento delle tasse. Si applaude il soldato che si rifiuta di servire in una guerra ingiusta da coloro che non si rifiutano di sostenere il governo ingiusto che fa la guerra; il soldato che si ribella è lodato da coloro la cui azione e autorità egli disattende e ignora; come se lo Stato si pentisse talmente da incaricare qualcuno che lo fustigasse quando ha peccato, ma non fino al punto di smettere per un solo istante di commettere malefatte. Così, in nome dell'Ordine e del Governo Civile, noi tutti siamo alla fine obbligati a rendere omaggio e a sostenere la nostra propria meschinità. Dopo il primo rossore per il peccato, segue l'indifferenza per quanto si è commesso; e dall'essere immorale il comportamento diventa come al di fuori della morale, e non del tutto stonato rispetto alla vita e a come l'abbiamo organizzata.
L'errore più madornale e quello più comunemente diffuso richiede, per sussistere, la presenza della virtù più disinteressata. Gli animi nobili sono più portati a cadere nel biasimo sottile che si associa comunemente alla virtù del patriottismo. Coloro che, pur disapprovando gli atteggiamenti e le azioni di un governo, gli concedono obbedienza e appoggio sono senza dubbio i sostenitori più coscienziosi, e perciò, di frequente, gli ostacoli più seri alle riforme. Alcuni chiedono allo Stato di sciogliere l'Unione [18], di ignorare gli ordini di requisizione del Presidente. Perché non dissolvono essi stessi l'unione tra sé e lo Stato, e rifiutano di versare la loro quota al Tesoro? Non si trovano essi nello stesso rapporto verso lo Stato che lo Stato ha nei riguardi dell'Unione? E le stesse ragioni non hanno impedito allo Stato di resistere l'Unione come hanno impedito loro di opporsi allo Stato?[18] "Nessuna Unione con gli Schiavisti" era diventato il grido di lotta degli abolizionisti. L'abolizionista William Lloyd Garrison in data successiva (4 Luglio 1854) bruciò una copia della Costituzione denunciandola come "un patto con la morte e un trattato con l'inferno." Thoreau era presente in quella occasione, dove egli lesse il suo scritto Slavery in Massachusetts.
Come può una persona limitarsi ad avere una convinzione ed essere semplicemente soddisfatto di averla? Ci può essere una gioia in ciò, se la convinzione è quella di essere sfruttato? Se il tuo vicino ti imbroglia anche di un solo dollaro, non ti basta sapere o dichiarare che sei stato imbrogliato, o domandare che ti sia restituito il dovuto; ma compi subito passi concreti per riottenere l'intero ammontare, e cerchi di non essere imbrogliato mai più. L'azione condotta in base ad un principio, - la percezione e l'attuazione di un diritto, - cambia le cose e i rapporti; è un fatto essenzialmente rivoluzionario e non si integra affatto con nulla che esisteva prima. Non solo divide Stati e Chiese al loro interno, ma anche le famiglie; divide addirittural'individuo, separando in lui il diabolico dal divino.
Leggi ingiuste esistono: dovremmo essere contenti di obbedire ad esse, o dovremmo cercare di modificarle, e obbedirvi solo quando siamo riusciti nel nostro intento, o dovremmo trasgredire ad esse alla prima occasione? In genere, le persone sotto un governo come questo, pensano che dovrebbero attendere fino a quando hanno convinto la maggioranza a modificarle. Essi ritengono che, se opponessero resistenza, il rimedio sarebbe peggiore del male. Ma è colpa proprio del governo che il rimedio siapeggiore del male. Esso lo rende tale. Perché non è più capace di prevenire il male e provvedere alle riforme? Perché non ha a cuore la sua saggia minoranza? Perché urla e resiste prima ancora di ricevere una critica? Perché non incoraggia i cittadini a mettere in luce i suoi errori, e non agiscemeglio dei suoi cittadini? Perché continua a crocifiggere Cristo, a scomunicare Copernico [19] e Lutero [20], e a dichiarare Washington e Franklin ribelli?[19] Nicolaus Copernicus (1473-1543) Polacco, fondatore della moderna astronomia. Non fu scomunicato dalla Chiesa cattolica, ma la sua tesi eliocentrica non fu accolta perché contrastava con la dottrina dominante che poneva la terra al centro dell'universo.
[20] Martin Luther (1483-1546) teologo tedesco e massimo esponente della Riforma Protestante.
Si direbbe che un diniego deliberato ed effettivo della sua autorità sia il solo reato che il governo non ha mai contemplato; altrimenti, perché non ha stabilito a tale riguardo una pena, appropriata e adeguata? Se una persona che non possiede beni si rifiuta, anche solo una volta, di guadagnare nove scellini al servizio dello Stato [21], costui è messo in prigione per un tempo che non è fissato da alcuna legge che io sappia, ma che è a discrezione di coloro che lo hanno messo in prigione; ma se dovesse rubare allo Stato novanta volte nove scellini, gli sarebbe presto consentito di tornare libero.[21] Questo è l'ammontare che Thoreau si rifiutò di pagare come tassa sulle persone (la "poll tax").
Se l'ingiustizia fa parte dell'attrito necessario della macchina governativa, non ci fate caso, lasciate correre: forse l'attrito si ridurrà con l'uso, certamente la macchina si logorerà col tempo. Se l'ingiustizia ha una molla, una carrucola, una corda, o una manovella solo per sé, allora forse si può valutare se il rimedio non sarebbe peggiore del male; ma se la sua natura è tale che ha bisogno che tu agisca come agente di ingiustizia nei confronti di un altro, allora io dico: infrangi la legge. Fa che la tua vita sia un contro-attrito per fermare la macchina. Quello a cui devo fare attenzione, in ogni caso, è di non prestarmi a commettere il male che io condanno.
Quanto ad utilizzare gli strumenti che lo Stato ha fornito per rimediare al male, io non ne conosco alcuno. Utilizzarli richiede troppo tempo, e la vita scorre veloce. Ho altre faccende a cui badare. Non sono venuto al mondo, innanzitutto, per renderlo un posto buono per vivere, ma per viverci, buono o cattivo che sia. Un essere umano non deve fare tutto, ma deve fare qualcosa; e poiché egli non può fare tutto, non è necessario che facciaqualcosa di sbagliato. Non è mio compito inviare petizioni al Governatore o ai Deputati allo stesso modo in cui non è loro dovere inviare petizioni a me; e se essi non prestassero ascolto alla mia petizione, che cosa dovrei allora fare? Ma in questo caso lo Stato non ha fornito alcuna procedura: il male sta proprio nella Costituzione. Questa affermazione potrebbe apparire cruda, testarda e per nulla conciliante; ma è opportuno trattare con la massima gentilezza e considerazione solo lo spirito che può apprezzare ciò o che lo merita. Così avviene per ogni trasformazione positiva che agita il corpo, come la nascita e la morte.
Non esito a dire che coloro che si definiscono Abolizionisti dovrebbero immediatamente ritirare il loro appoggio concreto, sia personale che materiale, al governo del Massachusetts, e non aspettare fino al momento in cui saranno in maggioranza di un voto, prima che sia concesso loro il diritto di prevalere attraverso il numero. Io penso che sia sufficiente che essi abbiano Dio dalla loro parte, senza attendere nessun altro. Inoltre, qualsiasi individuo che è più giusto dei suoi concittadini costituisce già di per sé una maggioranza di uno.
Incontro questo governo federale americano, o il suo rappresentante, il governo statale, direttamente e faccia a faccia, una volta all'anno - non di più - nella persona dell'esattore delle tasse; questo è il solo modo in cui una persona nelle mie condizioni necessariamente lo incontra; e in quella occasione lo Stato afferma chiaramente: "Riconoscimi". E il modo più semplice, più effettivo, e, nell'attuale stato di cose, quello del tutto indispensabile per trattarlo apertamente, di esprimere cioè la tua scarsa soddisfazione e affetto nei suoi confronti, è, in quel preciso istante, di negare di conoscerlo. Il mio cortese vicino, l'esattore delle tasse [22], è proprio la persona con cui devo trattare - dopo tutto, è con individui che io ho delle rimostranze e non con pezzi di carta - ed egli ha scelto volontariamente di essere un agente del governo. Come potrà mai sapere con esattezza chi egli è e come agisce, da ufficiale governativo o da essere umano, se non quando è costretto a prendere in esame la maniera di trattare me, il suo vicino, per il quale egli ha rispetto, come un vicino e una persona ben disposta o come un pazzo e un disturbatore della quiete; e vedere se può superare questo ostacolo al buon vicinato senza un pensiero o una parola più rude e più impulsiva in sintonia con la sua azione. Io so molto bene che, se mille, se cento, se dieci persone di cui posso fare il nome - se solo dieci persone oneste - che dico, se una persona ONESTA, in questo Stato del Massachusetts, cessando di tenere schiavi, si ritirasse davvero da questa associazione, e fosse per questo incarcerata in una prigione della contea, ciò equivarrebbe all'abolizione della schiavitù in America. Perché non conta quanto piccolo possa apparire l'inizio: quello che è si fatto bene una volta lo si è fatto per sempre. Ma noi preferiamo chiacchierare su ciò: quella, diciamo, è la nostra missione. Il movimento per l'abolizione della schiavitù mantiene al suo servizio decine di giornali, ma non una singola persona vera. Se il mio stimato vicino, l'ambasciatore dello Stato [23], che dedicherà i suoi giorni alla risoluzione del problema dei diritti umani nella Camera del Consiglio, invece di essere minacciato di prigione nella Carolina, dovesse accomodarsi nelle prigioni del Massachusetts, cioè di uno Stato che è così ansioso di assegnare allo stato fratello il peccato della schiavitù (sebbene attualmente può scoprire solo un atto di scortesia come occasione di un litigio con quello Stato), i legislatori non rinvierebbero di trattare l’intero argomento all’inverno successivo.[22] Sam Staples, l'esattore delle tasse a Concord.[23] Samuel Hoar (1778-1856) un membro del Congresso, originario di Concord, fu mandato dallo stato del Massachusetts a Charleston (South Carolina) a perorare la causa di marinai di colore del Massachusetts che erano stati minacciati di arresto e di riduzione in schiavitù se fossero entrati nel porto. L'inviato fu espulso in malo modo da Charleston. La figlia di Hoar era una amica stretta degli Emersons e una amica d'infanzia di Thoreau.
Sotto un governo che mette un individuo ingiustamente in prigione, la prigione è anche il luogo che si addice perfettamente alla persona onesta. Attualmente il posto adatto, il solo che lo stato del Massachusetts abbia fornito ai suoi spiriti più liberi e coraggiosi, sono le sue prigioni, per essere estromessi e rinchiusi fuori dello Stato per mezzo dello Stato, in quanto essi si sono già autoesclusi seguendo i loro principi. È là che troviamo lo schiavo fuggitivo, il Messicano in libertà condizionata, e l'Indiano venuto a perorare contro i torti subiti dalla propria razza; quello spazio separato ma più libero ed onorevole, dove lo Stato relega coloro che non sono dalla sua parte ma contro di lui, rappresenta la sola abitazione all'interno di uno stato schiavista in cui un uomo libero può dimorare con onore. Se alcuni pensassero che la loro influenza sarebbe persa in prigione, e le loro voci non affliggerebbero più le orecchie dello Stato, che essi non sarebbero più come un nemico all'interno delle mura, ignorerebbero di quanto la verità è più forte dell'errore, o quanto più eloquentemente può combattere l'ingiustizia chi ne ha fatta una esperienza anche piccola sulla propria persona. Assegna il tuo voto in maniera piena, non con un semplice pezzo di carta, ma con tutta la tua volontà di influire sulle cose. Una minoranza è impotente fino a quando si conforma alla maggioranza; in quel momento non è nemmeno una minoranza; invece è irresistibile quando si oppone con tutto il suo peso. Se l'alternativa è quella di tenere in prigione tutte le persone giuste, o cessare la guerra e smetterla con la schiavitù, lo Stato non avrebbe dubbi sulla scelta. Se mille individui non pagassero le loro tasse quest'anno, quella non sarebbe una misura violenta e sanguinosa, come lo sarebbe il pagarle, e consentire allo Stato di commettere violenza e di versare sangue innocente. Questa è, infatti, la definizione di una rivoluzione pacifica, ammesso che essa sia possible. Se l'esattore delle tasse, o qualsiasi altro pubblico ufficiale, mi chiedesse, come mi è già capitato: "Ma cosa dovrei fare?", la mia risposta è: "Se davvero vuoi fare qualcosa, abbandona il tuo incarico." Quando la persona soggetta ha rifiutato obbedienza, e il pubblico ufficiale ha dato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione sarà compiuta. Ma anche supponendo che il sangue scorra. Non vi è una sorta di sangue versato quando la coscienza è ferita? Attraverso questa ferita la vera essenza e immortalità di un essere umano fuoriescono ed egli si dissangua fino ad una morte senza fine. Vedo questo sangue scorrere adesso.
Ho preso in esame la messa in carcere del trasgressore, piuttosto che il sequestro dei suoi beni - anche se entrambi servirebbero lo stesso scopo - perché coloro che affermano la giustizia nella sua forma più pura, e quindi sono più pericolosi per uno Stato corrotto, di solito non hanno investito molto tempo nell'accumulo di proprietà. A queste persone lo Stato rende, in confronto, un servizio esiguo, e una tassa leggera apparirà esorbitante, in particolare se essi devono pagarla con lavoro manuale straordinario. Se ci fosse qualcuno che vivesse senza mai utilizzare il denaro, lo Stato stesso esiterebbe a imporgli una tassa pecuniaria. Ma il ricco - senza fare invidiosi confronti - si mette sempre dalla parte delle istituzioni che lo rendono ricco. Parlando in termini molto generali, più soldi ci sono, meno virtù vi è; perché il denaro si frappone tra un uomo e i suoi oggetti, e li ottiene per lui; e con i soldi non vi è certo bisogno di grande virtù per ottenere le cose. Il denaro mette a tacere molte questioni a cui la persona sarebbe pressata di rispondere; mentre la sola domanda che il denaro pone è quella, ardua ma superflua, di come spendere i soldi. In tal modo, il terreno su cui si basa la moralità è tolto da sotto i piedi dell'individuo. Le opportunità della vita calano in proporzione all'accrescimento di quelli che sono chiamati i "mezzi" per vivere. La cosa migliore che una persona può compiere per il suo sviluppo culturale, quando è ricca, è di cercare di attuare quei progetti che aveva coltivato quando era povero. Cristo rispose ai seguaci di Erode Antipa [24] riguardo alla loro condizione: "Mostratemi il denaro per il pagamento dei tributi" disse - e uno prese una moneta dalla sua tasca - Se usate il denaro che ha l'effige di Cesare, e a cui egli ha attribuito corso e validità, cioè, se appartenete allo Stato, e godete volentieri dei vantaggi del governo di Cesare, allora ripagategli una quota del suo quando ve lo chiede. "Perciò, date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" [25] - lasciandoli così non più saggi di prima sul da farsi; in quanto essi non volevano sapere.[24] Gli Erodiani, seguaci di Erode Antipa, tetrarca della Galilea dall'anno 4 prima di Cristo all'anno 39 dopo Cristo.

[25] Matteo 22,16-22.
Quando dialogo con i più indipendenti dei miei vicini, ho l'impressione che, qualsiasi cosa essi possano dire riguardo l'ampiezza e la serietà del problema, e la loro preoccupazione per la pace pubblica, il succo della questione è che essi non possono fare a meno della protezione dell'attuale governo e che hanno paura delle conseguenze che deriverebbero alle loro proprietà e alle loro famiglie in caso di disobbedienza. Per parte mia, non mi attrae proprio l’idea che debba mai confidare nella protezione dello Stato. Ma se mi rifiuto di accettare l'autorità dello Stato quando mi presenta il conto delle tasse, sono certo che quanto prima esso esproprierebbe e porterebbe alla rovina tutte le mie proprietà, e tormenterebbe me e i miei figli all'infinito. La qual cosa è dura da sopportare. Ciò rende impossibile ad una persona vivere onestamente, e al tempo stesso confortevolmente, sul piano materiale. Non varrebbe la pena accumulare proprietà; la cosa sicura è che esse ci sfuggirebbero di mano. Devi vivere in affitto o occupare un pezzo di terra da qualche parte, ottenere un piccolo raccolto, e consumarlo al più presto. Si deve vivere per sé e fare sempre affidamento su sé stessi per qualsiasi eventualità ed essere pronti a ripartire da zero e non occuparsi di molte faccende. Una persona può diventare ricca persino in Turchia, basta che sia, in ogni caso, un suddito diligente del governo Turco. Confucio ha detto: "Se uno Stato è governato dai principi della ragione, povertà e miseria sono oggetto di vergogna; se uno Stato non è governato dai principi della ragione, ricchezze e onori sono oggetto di vergogna." [26] No: fino al momento in cui esigo che la protezione dello stato del Massachusetts si estenda a me in qualche lontano porto del Sud, dove la mia libertà corre rischi, o fino a quando sono orientato unicamente a costruire una proprietà con mezzi pacifici, mi posso permettere di rifiutare di obbedire allo stato del Massachusetts, e alle sue pretese sulla mia proprietà e sulla mia vita. Mi costa meno, in tutti i sensi, incorrere nell'ammenda che si applica in caso di disobbedienza allo Stato di quanto non mi pesi obbedire. In quest'ultimo caso mi sentirei come se valessi di meno.[26] Confucio I Dialoghi, 8.13
Alcuni anni fa lo Stato si fece vivo con me per conto della Chiesa, e mi ordinò di pagare una certa somma per il sostentamento di un predicatore della parrocchia che mio padre frequentava ma di cui io non sono mai stato membro. "Paga" - mi disse - "o sarai chiuso in prigione." Io mi rifiutai di pagare. Ma, sfortunatamente, un'altra persona si prese la briga di versare la somma. Io non capivo perché il maestro di scuola dovrebbe essere tassato per mantenere il prete, e non il prete per mantenere il maestro, dal momento che io non ero il maestro statale, ma mi mantenevo attraverso il contributo volontario. Non capivo perché una associazione culturale non presentasse la sua fattura sotto forma di tassa, e non avesse lo Stato a sostenere la sua richiesta, come avveniva per la Chiesa. Ad ogni modo, su invito dei rappresentanti eletti, ho accondisceso a fare la seguente dichiarazione per iscritto: "Sia reso noto a tutti attraverso i qui presenti, che io, Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di una qualsiasi associazione registrata a cui io non abbia espressamente aderito." Questa dichiarazione scritta l'ho consegnata all'impiegato comunale e adesso è presso di lui. Lo Stato, avendo quindi appreso che io non voglio essere considerato membro di quella chiesa, non mi ha più fatto richieste in materia; nonostante ciò affermò che doveva mantenere la sua originaria pretesa concernente la prima richiesta di pagamento. Se avessi saputo i nomi di tutte le associazioni registrate, mi sarei tolto da tutte, una per una, pur non avendo mai aderito a nessuna di esse; ma non sapevo dove trovare un simile elenco completo.
Per sei anni non ho pagato la tassa sulle persone (poll-tax). Una volta sono stato messo in carcere per una notte, proprio a causa di ciò [27]. In cella, mentre osservavo le mura di solida pietra, spesse due o tre piedi, la porta di legno e ferro spessa un piede, e l'inferriata che faceva passare la luce, non potei fare a meno di essere colpito dalla stupidità di quella istituzione che mi trattava come se io fossi un pezzo di carne, ossa e sangue, da mettere sotto chiave. Mi stupivo che tale istituzione fosse alla fine arrivata alla conclusione che questo era l'impiego migliore riservato per me, e che non avesse mai pensato di avvalersi in qualche modo dei miei servigi. Mi resi conto che, se c'era un muro di pietra tra me e i miei concittadini, ce n'era un'altro ancora più difficile da superare o da attraversare prima che essi potessero essere liberi come lo ero io. Neanche per un istante mi sentii confinato, e le mura sembravano un grande ammasso di pietre e malta. Ebbi la sensazione come se io solo, tra tutti i miei concittadini, avessi versato la tassa. Chiaramente essi non sapevano come trattarmi, ma si comportavano da persone incolte. Qualsiasi minaccia e qualsiasi parola gentile erano fuori posto; essi infatti ritenevano che il mio desiderio principale fosse di essere dall'altra parte del muro di pietra. Non potevo evitare di sorridere nel vedere con quanta cura essi chiudessero la porta a chiave per imprigionare i miei pensieri che li seguivano fuori di nuovo senza vincolo o impedimento, equesti erano davvero quello che c'era di pericoloso. Dal momento che non potevano arrivare alla mia persona, avevano deciso di punire il mio corpo; allo stesso modo che alcuni ragazzi, se non possono vendicarsi direttamente su qualcuno a cui portano rancore, se la prendono con il suo cane. Mi resi conto che lo Stato era un povero idiota, pauroso come una donna sola che trasporta argenteria, e che non sapeva riconoscere gli amici dai nemici, e allora persi qualsiasi rispetto che mi rimaneva ancora per esso, e lo compatii.[27] L'esperienza in prigione fu raccontata anche in un altro scritto di Thoreau, Walden: “Un pomeriggio, verso la fine della prima estate [che abitavo nel bosco], quando mi recai in paese per ritirare una scarpa dal calzolaio, fui arrestato e messo in prigione, perché, come ho raccontato in un altro scritto, non avevo pagato una tassa o riconosciuto l'autorità dello stato che, fuori del Senato, compra e vende uomini, donne e bambini, come bestiame. Mi ero ritirato nel bosco per altri motivi. Ma, dovunque una persona vada, altri lo perseguiteranno e lo acchiapperanno con le loro oscene istituzioni e, se possono, lo costringeranno ad appartenere alla loro pazzesca setta di persone strampalate e irregimentate. È vero, avrei potuto resistere con la forza con risultati più o meno buoni, avrei potuto inveire e fare il pazzo contro la società; ma ho preferito che la società si comportasse da pazza contro di me, essendo essa dalla parte della demenza. Ad ogni modo, fui rilasciato il giorno seguente, ritirai la scarpa che era stata riparata, e ritornai nel bosco in tempo per un pranzo di mirtilli sulla collina di Fair-Haven.”
Quindi lo stato non si confronta mai volutamente con i sentimenti umani, intellettuali o morali dell'individuo, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Non è attrezzato con spirito o onestà superiori, ma con una superiore forza fisica. Io non sono nato per essere costretto. Voglio assaporare la vita a modo mio. Vediamo chi è il più forte. Che potere di costrizione ha una massa? Solo coloro che obbediscono ad una legge superiore alla mia possono dettarmi degli obblighi. Mi spingono a diventare come loro. Non mi è giunta voce di individui veri costretti a vivere in questo o quel modo da masse di gente. Che sorta di vita sarebbe quella? Quando incontro un governo che mi dice: "La tua borsa o la tua vita", perché dovrei affrettarmi a dargli i miei soldi? Potrebbe trovarsi in notevoli ristrettezze, senza sapere come venirne fuori: non ci posso far niente. Esso deve aiutarsi da solo, come faccio io. Non serve a niente piagnucolarsi addosso. Non sono responsabile per l'operato efficiente della macchina sociale. Non sono il figlio dell'ingegnere. Mi rendo conto che, quando una ghianda e una castagna cadono l'una accanto all'altra, la prima non giace inerte per fare posto all'altra, ma entrambe obbediscono alle loro leggi, e si schiudono, crescono e fioriscono al meglio, fino a quando una delle due, secondo il caso, mette in ombra e annulla l'altra. Se una pianta non può vivere secondo natura, muore; e così è per l'essere umano.
La notte che trascorsi in prigione [28] fu una esperienza nuova e abbastanza interessante. Quando arrivai, i prigionieri in maniche di camicia stavano amabilmente conversando e si godevano sulla soglia la brezza della sera. Ma il guardiano disse: "Forza, ragazzi, è ora di chiudere", e allora essi si dispersero e sentii il rumore dei loro passi mentre rientravano negli alloggi vuoti. Il guardiano mi presentò il compagno di cella come "una persona squisita e capace." Quando la porta fu chiusa a chiave, costui mi mostrò dove appendere il cappello, e come cavarsela in prigione. Le stanze erano imbiancate una volta al mese; e questo, a dir poco, era il più bianco, il più semplicemente arredato e forse il più lindo alloggio in città. Naturalmente egli volle sapere da dove venissi, e cosa mi avesse condotto lì; e dopo averglielo detto, chiesi a mia volta come era accaduto che fosse in prigione, presumendo che fosse, di certo, una persona onesta; e, visto come va il mondo, credo proprio che lo fosse. "Perché - disse - mi accusano di aver dato fuoco ad un fienile, ma non è vero." Da quanto potei scoprire, probabilmente egli era andato a dormire ubriaco in un fienile, e aveva fumato la pipa all'interno; e il fienile era andato a fuoco. Aveva la reputazione di essere una persona capace, era in prigione da circa tre mesi in attesa di processo, e avrebbe dovuto attendere altrettanti mesi; ma era abbastanza calmo e sereno, avendo vitto e alloggio gratis, ed essendo, a suo giudizio, trattato abbastanza bene.[28] Probabilmente il 23 o 24 Luglio del 1846.
Lui si mise ad una finestra ed io all'altra; e mi resi conto che se uno rimaneva a lungo in prigione, la sua occupazione principale sarebbe stata quella di guardare fuori della finestra. Ben presto lessi tutti gli opuscoli disponibili, ed ispezionai da dove erano evasi in  passato alcuni prigionieri, dove era stata segata una grata, e ascoltai la storia delle persone che si erano succedute in quella stanza; perché scoprii che anche lì c'erano una storia e dei pettegolezzi che però non circolavano mai oltre le mura della prigione. Con tutta probabilità questo è il solo edificio in città in cui si compongono versi, che sono poi stampati sotto forma di circolare interna, ma non sono pubblicati fuori. Mi fu mostrata una lista abbastanza lunga di versi che erano stati composti da giovani scoperti mentre tentavano la fuga, e che si erano vendicati cantando quei versi.
Spremetti quante più informazioni potei dal mio compagno di cella, perché temevo che non lo avrei più rivisto; ma alla fine mi indicò il mio letto, e mi lasciò il compito di spegnere la candela.
Rimanere lì per una notte fu come viaggiare in una terra lontana, che non avevo mai pensato di visitare. Mi sembrava di non aver mai prima di allora udito l'orologio del municipio battere le ore, né i rumori del villaggio la sera, dato che dormimmo con le finestre aperte che erano al di là dell'inferriata. Era come vedere il mio paese natio alla luce del Medio Evo, e la nostra Concord era trasformata in un fiume come il Reno, e le visioni dei cavalieri e dei castelli passavano davanti ai miei occhi. Erano le voci di vecchi abitanti del borgo che io sentivo nelle strade. Ero spettatore e ascoltatore involontario di tutto quello che si faceva e diceva nelle cucine della vicina locanda - e questa era una esperienza del tutto nuova e rara per me. Era una visione più ravvicinata del mio villaggio natale. Ero proprio all'interno di esso. Non avevo mai visto prima le sue istituzioni. La prigione è una delle sue istituzioni peculiari, poiché la nostra città è capoluogo di contea [29]. Iniziai a capire di cosa si occupassero i suoi abitanti.[29] A quel tempo Concord era la sede del governo della contea.
La mattina, attraverso una apertura nella porta, ci passarono la colazione in piccoli contenitori di latta di forma rettangolare, fatti su misura, e contenenti una pinta di cioccolata, con pane nero e un cucchiaio di ferro. Quando ci chiesero di riconsegnare i recipienti, fui così ingenuo da restituire il pane che mi era avanzato, ma il mio compagno fu svelto a prenderlo e disse che dovevo metterlo da parte per il pranzo o la cena. Poco dopo egli fu portato fuori della prigione per lavorare a falciare il fieno in un campo vicino, dove andava ogni giorno, e non sarebbe stato di ritorno fino a mezzogiorno; per cui mi augurò una buona giornata, dicendo che dubitava di rivedermi.
Quando uscii di prigione - perché qualcuno si intromise e pagò la tassa per me [30] - non mi parve che fossero avvenuti grandi cambiamenti nella vita di tutti i giorni, come li poteva notare chi entrò ragazzo e ne uscì barcollante e coi capelli grigi; eppure un cambiamento di scena si era verificato ai miei occhi - riguardante la città, lo Stato, il paese - un cambiamento più grande che un semplice trascorrere del tempo potesse effettuare. Vidi in maniera ancora più chiara lo Stato in cui vivevo. Mi resi conto fino a qual punto le persone in mezzo a cui vivevo potevano dare affidamento come buoni vicini e amici; scoprii che la loro amicizia era buona solo quando faceva bel tempo; che essi non si curavano molto di comportarsi onestamente; che erano una razza differente dalla mia a causa dei loro pregiudizi e superstizioni, come lo sono i Cinesi e i Malesi i quali, nei loro sacrifici a vantaggio dell'umanità, non correvano rischio alcuno, nemmeno a scapito delle loro proprietà; che dopotutto essi non erano così elevati ma trattavano il ladro come il ladro aveva trattato loro, e speravano di salvarsi l'anima con una certa osservanza esteriore delle regole e alcune preghierine, e percorrendo, occasionalmente, un sentiero rettilineo ma senza sbocco. Questo potrebbe essere un giudizio severo verso i vicini; infatti credo che molti di loro non siano nemmeno al corrente dell'esistenza nel loro villaggio di una istituzione come la prigione.[30] La tassa fu pagata da una signora non identificata, forse la zia Maria Thoreau.
In passato si usava, nel nostro villaggio, che quando un poveraccio indebitato usciva di prigione, i suoi conoscenti venivano a salutarlo, guardando attraverso le dita che erano incrociate a rappresentare le grate della prigione, chiedendogli: "Come va?" I miei vicini non mi salutarono subito, ma prima mi osservarono, poi si guardarono tra di loro, come se fossi tornato da un lungo viaggio. Io ero stato messo in prigione mentre mi recavo dal calzolaio per ritirare una scarpa che era stata riparata. Quando fui liberato il mattino dopo, ripresi le mie faccende da dove ero stato interrotto, e avendo calzato la scarpa riparata, mi unii ad un gruppo che andava per mirtilli, che era impaziente di porsi sotto la mia guida; e nel giro di una mezz'ora - perché ci volle poco a bardare il cavallo - mi trovavo nel bel mezzo di un campo di mirtilli, su una delle colline più alte dei dintorni, a due miglia dal nostro villaggio, e in quel momento lo Stato non era visibile da nessuna parte.
Questa è la storia completa delle "Mie Prigioni" [31].
[31] Il riferimento è a Le Mie Prigioni di Silvio Pellico (1789-1854), il racconto dei suoi 9 anni come prigioniero politico dello stato austriaco nella fortezza dello Spielberg in Moravia.
Io non mi sono mai rifiutato di pagare la tassa per la manutenzione delle strade, perché desidero essere un buon vicino tanto quanto sono un cattivo suddito; e per quanto riguarda il sostegno alle scuole, sto facendo la mia parte nell'educare adesso i miei concittadini. Non è a causa di nessuna voce in particolare che mi rifiuto di pagare le tasse. Semplicemente mi rifiuto di obbedire allo Stato, perché desidero ritirarmi e stare concretamente lontano da esso. Non m'importa di sapere dove va a finire il mio dollaro, anche se lo potessi, fino a quando non serve a comperare un moschetto per uccidere un altro uomo - il dollaro è innocente. Ma, quello che mi riguarda è identificare gli effetti della mia obbedienza. Infatti, pacificamente e a modo mio, dichiaro guerra allo Stato, anche se ne faccio uso e ne traggo i vantaggi che posso, come è normale nei casi di guerra.
Se, per simpatia verso lo Stato, altri pagano la tassa che mi si chiede di versare, essi non fanno altro che compiere ciò che hanno già fatto nel proprio caso, o piuttosto si rendono complici di una ingiustizia in una misura superiore a quella richiesta dallo Stato. Se essi pagano la tassa per una errata premura nei confronti dell'individuo tassato, per salvare la sua proprietà, o prevenire che egli vada in prigione, è perché non hanno preso in esame saggiamente quanto essi permettano che i loro sentimenti personali interferiscano con il bene pubblico.
Questa è dunque, attualmente, la mia posizione. Ma in un caso simile uno non può essere troppo in guardia, altrimenti le sue azioni sono distorte dalla testardaggine o da una eccessiva considerazione per le opinioni altrui. La persona dovrebbe fare attenzione a compiere solo quello che gli spetta e al momento adatto.
Qualche volta penso: Ma perché, queste persone hanno buone intenzioni; esse sono solo ignoranti; agirebbero meglio se sapessero. Perché dare ai tuoi vicini la pena di trattarti come non sono inclini a trattarti? Poi rifletto di nuovo: Non c'è motivo di agire come loro, o di lasciare che altri soffra una pena più grande di natura diversa. Di nuovo, talvolta mi dico: Quando molti milioni di persone, senza animosità, senza cattive disposizioni, senza risentimenti personali di ogni tipo, ti chiedono solo alcuni scellini, senza la possibilità, secondo la loro costituzione, di ritirare o alterare la loro attuale richiesta, e senza la possibilità, da parte tua, di fare appello a nessun altro gruppo di esseri umani, perché esporsi indifesi a questa schiacciante forza bruta? Non si resiste al freddo e alla fame, alla tempesta e ai flutti, in maniera così ostinata; ci si sottomette pacatamente a migliaia di simili eventi ineluttabili. Non si mette la propria testa nel fuoco. Ma, nella misura in cui io considero questa non totalmente come una forza bruta, ma parzialmente una forza umana, e ritengo di essere in contatto con quei milioni di persone in quanto altrettanti esseri umani, e non con oggetti meramente bruti e inanimati, allora mi rendo conto che un richiamo è possibile, innanzitutto e subito, da loro al loro Fattore, e poi, da loro a sé stessi. Ma se metto la mia testa volontariamente nel fuoco, non c'è appello nei confronti del fuoco o di Colui che ha prodotto il fuoco, e devo prendermela solo con me stesso. Se potessi convincermi che ho ogni diritto ad essere soddisfatto con le persone come esse sono, e trattarle di conseguenza, e non, per certi rispetti, secondo le mie esigenze e attese riguardo al modo in cui essi ed io dovremmo agire, allora, come un buon Mussulmano e fatalista, dovrei cercare di essere soddisfatto con le cose come esse sono, e dire che questa è la volontà di Dio. E, soprattutto, vi è una differenza tra il resistere a questo e il resistere ad una forza puramente bruta o naturale. Nel senso che io posso oppormi a ciò con qualche risultato, ma non posso attendermi, come Orfeo [32], di cambiare la natura delle rocce, degli alberi e degli animali.[32] Nella mitologia greca, Orfeo, figlio della Musa Calliope, affascinava con la musica e il canto, i sassi, gli alberi e gli animali.
Non è mia intenzione litigare con nessun individuo e con nessuna nazione. Non voglio cavillare per distinzioni sottili, o darmi arie di essere meglio dei miei vicini. Potrei dire che cerco persino una scusa per conformarmi alle leggi del paese. Sono più che pronto ad adeguarmi ad esse. Davvero, ho ragione di sospettare di me stesso a questo riguardo; e ogni anno, quando l'esattore delle tasse fa il suo giro, mi trovo disposto a passare in rassegna gli atti e la posizione del governo federale e di quello statale, e lo stato d'animo del popolo, per trovare un pretesto che mi spinga a conformarmi alla legge.
“Dobbiamo amare la nostra patria come i nostri genitori,
E se mai smettiamo
Dall’amarla e dall’operare nel renderle onore
Dobbiamo pensare alle conseguenze e insegnare all’animo
Le questioni di coscienza e di religione
E non il desiderio di potere o di profitto.” [33]
[33] George Peele (1556-1596), drammaturgo inglese. I versi sono da The Battle of Alcazar. Essi furono aggiunti solo in edizioni successive del testo di Thoreau.
Credo che lo Stato sarà ben presto in grado di togliermi qualsiasi preoccupazione a tale riguardo, e allora non sarò un patriota migliore dei miei concittadini. Vedendo le cose da un punto di vista più basso, la Costituzione, pur con tutti i suoi difetti, è una costituzione molto buona; le leggi e le corti di giustizia sono strumenti rispettabili; persino questo Stato e questo governo Americano sono, per molti versi, davvero ammirevoli, e cose rare, da esserne grati, come è stato detto da molti; ma, visti da un punto di osservazione un po' più alto essi sono come li abbiamo descritti; e se osserviamo il tutto da una posizione ancora più elevata, o da quella più elevata tra tutte, chi potrebbe affermare cosa essi siano, o se siano degni di attenzione o della benché minima considerazione?
Ad ogni buon conto, il governo non mi preoccupa più di tanto, e rivolgerò ad esso il meno possibile di pensieri. Non ci sono molti momenti durante i quali vivo sotto un governo, anche su questa terra. Se una persona ha uno spirito libero, un desiderio libero e una libera immaginazione, per cui quello che non è non gli sembra mai a lungo ciò che è, governanti o riformatori stolti non possono intralciarlo come il fato.
Io so che molti la pensano diversamente da me; ma coloro le cui esistenze sono, per professione, dedicate allo studio di questi o simili problemi, mi soddisfano come gli altri, poco o nulla. Uomini di stato e legislatori, sono così totalmente presi dall'istituzione, che non la esaminano mai in maniera diretta e distinta. Essi parlano di far muovere la società, ma, senza di essa non hanno nessuna leva su cui appoggiarsi. Possono essere persone di una certa esperienza e discernimento, e hanno senza dubbio inventato sistemi ingegnosi e persino utili, per i quali li ringraziamo sinceramente; ma tutta la loro sagacia e utilità giace all'interno di limiti non molto ampi. Essi continuano a dimenticare che il mondo non è governato dalla politica e dalla convenienza. Webster [34] non esamina mai a fondo l'operato del governo, e quindi non può parlare di esso con autorevolezza. Le sue parole appaiono sagge per quei legislatori che non contemplano nessuna riforma radicale nel governo attuale; ma a coloro che riflettono e a quelli che fanno le leggi per i tempi a venire, egli appare come uno che non dedichi al problema nemmeno una occhiata di sfuggita. Conosco alcuni le cui riflessioni calme e sagge su questo tema mostrerebbero subito i limiti della sua mente in termini di capacità e ampiezza di conoscenze. Eppure, a paragone con la rozzezza della maggior parte dei riformatori, e con la saggezza ed eloquenza ancor più a buon mercato dei politici in genere, i discorsi di Webster sono quasi le sole parole ragionevoli e apprezzabili, e noi di ciò ringraziamo il cielo. In confronto agli altri egli è sempre forte, originale e, soprattutto, concreto. Detto questo, va aggiunto che la sua dote non è saggezza ma prudenza. La verità sostenuta dall’uomo di legge non è la Verità, ma la coerenza o un coerente convenienza. La verità è sempre in armonia con sé stessa, e non ha come scopo principale il rivelare la giustizia che potrebbe consistere con il fare del male. Webster ben merita di essere chiamato, come è stato, il Difensore della Costituzione. In effetti, i suoi atti più importanti sono difensivi. Egli non è un condottiero ma un gregario. I suoi capi sono gli uomini dell' '87 [35]. "Non ho mai preso l’iniziativa," egli afferma "e non mi sono mai proposto di prendere l’iniziativa; non ho mai incoraggiato e non intendo mai incoraggiare qualsiasi tentativo inteso a disturbare le disposizioni assunte originariamente, attraverso le quali vari Stati entrarono nell'Unione." [36] Pensando ancora alle sanzioni che la Costituzione commina a coloro che vogliono mantenere la schiavitù, egli dice, "Poiché faceva parte del patto originario, - lasciamo che rimanga." [37] Nonostante il suo speciale acume e abilità, egli è incapace di estrarre un fatto dalle sue relazioni prettamente politiche, e osservarlo nella sua peculiarità, pronto ad essere esaminato dall'intelletto - che cosa, ad esempio, deve fare una persona qui in America a proposito della schiavitù; al contrario, egli si avventura, o è portato a dare una risposta totalmente priva di speranza, mentre professa di parlare libero da condizionamenti, e come un semplice cittadino - per cui c’è da chiedersi quale nuovo e rilevante codice di doveri sociali possa derivarne? Egli afferma: "Il modo in cui i governi degli Stati in cui esiste la schiavitù devono regolarla spetta al loro giudizio, sotto la responsabilità dei loro elettori, delle leggi generali della correttezza, umanità e giustizia, e di Dio. Le associazioni formate altrove, che sorgono da un sentimento di umanità, o da qualsiasi altro motivo, non hanno nulla a che fare con il problema. Essi non hanno ricevuto da me nessun incoraggiamento e mai lo riceveranno” [38].[34] Daniel Webster (1782-1852), Senatore del Massachusetts e famoso oratore.[35] I membri della Convenzione per la redazione della Costituzione Federale, presieduta da George Washington e tenuta a Filadelfia nel 1787.
[36] Da un discorso di Daniel Webster, “The Admission of Texas,” pronunciato in Senato il 22 Dicembre 1845.
[37] Non si è trovata la fonte di questa citazione negli scritti di Webster. Si è ipotizzato che Thoreau citasse a memoria da alcuni passaggi di un discorso, “The Constitution and the Union,” pronunciato in Senato il 7 Marzo 1850.
[38] Questi estratti sono stati inseriti dopo la presentazione di questo discorso [nota di Thoreau].  L'estratto “The manner … never will” è dal primo discorso di Webster, “Exclusion of Slavery from the Territories,” pronunciato il 12 Agosto 1848.
Coloro che non conoscono una fonte di verità più pura, coloro che non hanno risalito il suo corso più oltre, rimangono fedeli, e saggiamente vi restano fedeli, alla Bibbia e alla Costituzione, e si abbeverano a queste fonti con umiltà e umanità; ma coloro che hanno l’occhio fisso a dove la Verità sgorga gocciolando pian piano in questo lago o in quello stagno, si preparano ancora una volta all'azione, e continuano il loro pellegrinaggio verso la sorgente.
Nessun legislatore geniale è apparso in America. Essi sono rari nella storia mondiale. Ci sono migliaia di oratori, uomini politici, persone eloquenti; ma colui che è capace di parlare risolvendo i problemi scottanti dei nostri giorni non ha ancora aperto bocca. Amiamo l'eloquenza fine a sé stessa, e non per la verità che può far emergere, o per il coraggio che può ispirare. I nostri legislatori non hanno ancora imparato il valore, in confronto al resto, del libero scambio e della libertà, dell'unione e della rettitudine, per una nazione. Essi non hanno inclinazione o talento per problemi tutto sommato modesti come la tassazione e la finanza, il commercio, l'industria e l'agricoltura. Se avessimo per guida solo l'arguzia verbosa dei legislatori del Congresso, senza le correzioni di rotta imposte dall'esperienza degli anni e dalle proteste effettive della gente, l'America non rimarrebbe al passo con le altre nazioni. Non avrei il diritto di dirlo, ma il Nuovo Testamento è stato scritto ottocento anni fa; nonostante ciò, dove è quel legislatore che possiede saggezza e talento pratico a sufficienza per avvalersi della luce che esso getta sulla scienza della legislazione.
Il potere del governo, anche quello a cui io sono pronto a sottomettermi - perché volentieri ubbidirei a coloro che sanno e possono fare meglio di me, e, in molte faccende, anche a quelli che non sanno né possono fare così bene - è ancora troppo impuro; per essere davvero giusto deve avere la sanzione e il consenso dei governati. Non può avere diritti esclusivi sulla mia persona e proprietà tranne quelli che io gli concedo. Il progresso da una monarchia assoluta ad una costituzionale, da una monarchia costituzionale ad una democrazia, è un progresso verso il pieno rispetto dell'individuo. Anche il filosofo Cinese [39] fu abbastanza saggio da considerare l'individuo come la base dell'impero. È la democrazia, come la conosciamo attualmente, la forma definitive di governo? Non è possibile fare un passo in avanti riconoscendo e organizzando i diritti della persona? Non ci sarà mai uno Stato davvero libero e illuminato fino a quando esso non riconosce l'individuo come un potere superiore e indipendente, da cui tutto il suo potere e autorità derivano, e tratti l'individuo secondo questo principio. Mi piace immaginare l'esistenza di uno Stato che finalmente si possa permettere di essere giusto verso tutti e tratti l'individuo con rispetto come un vicino di casa; uno Stato che non pensi che sia addirittura incompatibile con la propria tranquillità il fatto che alcuni decidano di vivere in disparte, non immischiandosi né facendosi sopraffare da esso, avendo assolto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani. Uno Stato che producesse questo tipo di frutti, e cadesse non appena fosse giunto a maturazione, preparerebbe la strada per uno Stato ancora più splendido e glorioso, che pure ho immaginato ma che non ho ancora visto da nessuna parte.



fonte:  http://www.panarchy.org/thoreau/disobbedienza.1848.html
[39] Probabilmente il riferimento è a Confucio (551-479 avanti Cristo).

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